Roma - Per il Nuovo centrodestra è una giornata vissuta sull'ottovolante, in attesa della direzione Pd e delle rassicurazioni di Giorgio Napolitano. Se fin dal primo mattino gli alfaniani danno per scontata e assodata la staffetta Letta-Renzi, qualche timore si addensa invece sulla possibilità che il segretario del Pd possa porre il veto sulla loro presenza al governo, lanciandosi in una avventura sostenuta da una maggioranza diversa da quella dell'esecutivo uscente. Qualche spiffero descrive il sindaco di Firenze tentato da uno spostamento a sinistra del baricentro della sua squadra, con l'arruolamento di Sel e un manipolo di grillini. Con il trascorrere delle ore, però, queste voci - che avrebbero visto Ncd vittima della guerra lampo di Matteo - perdono di consistenza. Lo stesso capo dello Stato nei suoi colloqui sembra sconsigliare soluzioni avventuristiche e alla fine dalle parti degli alfaniani si tira un sospiro di sollievo. Tanto più che anche l'ingresso di Sel viene derubricato al massimo a possibile scissione di una parte del gruppo. Una soluzione giudicata più digeribile da parte dei fuoriusciti del Pdl.
Certo nel partito non manca chi mostra preoccupazione per l'effetto boomerang che inevitabilmente avrà il sostegno a un governo pienamente politico guidato dal segretario del Pd. Così come non si sottovaluta il rapporto certo non idilliaco tra lo stesso Renzi e Alfano. Ma ora, si fa capire, non è il momento di soffermarsi sugli ostacoli che si profilano all'orizzonte. Di fronte al grande rischio di tornare alle urne, la massima non può che essere quella del primum vivere deinde philosophari. Alla fine della giornata, quindi, al di là delle dichiarazioni di facciata, la soddisfazione è palpabile. E la prospettiva, rispetto a pochi giorni fa miracolosa, del 2018, ovvero di un governo di legislatura, viene vissuta da alcuni con più di un brivido di soddisfazione. Unico contraccolpo: il ridimensionamento della squadra di governo. Ncd proverà a tentare il colpo grosso e a ottenere due ministri, il posto da vicepremier, un viceministro di peso e alcuni sottosegretari: una soluzione che consentirebbe di assegnare dicasteri ad Alfano e a Maurizio Lupi in primis e forse anche a Beatrice Lorenzin (per lei e per Gaetano Quagliariello potrebbe esserci però l'alternativa di un incarico al partito).
L'apertura della trattativa passa, naturalmente da una conferenza stampa in cui non viene dato per scontato l'appoggio a Renzi. «Che si chiami governo di servizio o di necessità noi saremo indisponibili ad aderire a un governo politico che abbia connotati di sinistra o di centrosinistra. O si fa un governo di grandi ambizioni o si va al voto» dice Alfano. «Le dimissioni di Letta sono arrivate in maniera kafkiana. Letta è stato sereno, anche troppo. Il governo avrebbe meritato parole più generose dal Pd. Ora noi siamo aperti a tutte le possibilità e non siamo certi del buon esito di questo tentativo». Renzi deve entrare nell'ordine di idee che il prossimo governo deve essere concepito su un «programma equilibrato» che punti a «fare grandi cose» altrimenti si vada al «voto anticipato. Durerà il tempo necessario per realizzare le riforme che il Paese attende da anni. Ma se non ci sono le condizioni politiche, se noi non potremo essere gli avvocati del centrodestra, noi diremo no al governo. E sul punto ci consulteremo con i nostri 40mila aderenti». Condizioni che, come spiega Roberto Formigoni dovranno essere messe nero su bianco.
«Siamo aperti a discutere, ma solo sulla base di un accordo politico e programmatico alla tedesca, cioè scritto nero su banco. Il perimetro della maggioranza non può che essere quello che sosteneva il governo Letta, quindi nessuna apertura né a Sel, né a Grillo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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