
Nessuno più di noi aderisce con convinzione all'appello di Giuseppe Conte a trovarsi tutti in piazza a Roma oggi - il venerdì era già occupato da Landini - per rivendicare la libertà di stampa e dare solidarietà a Sigfrido Ranucci. «Viva l'informazione libera!» ha gridato il leader dei Cinque stelle lanciando l'iniziativa.
Ovviamente la solidarietà a Ranucci è sacrosanta da parte di tutti. E anche la vicinanza a una delle categorie più screditate del Paese. Oggi in Italia si vendono più giornalisti che giornali. Ma soprattutto sentiamo sia doverosa una totale solidarietà per il loro improvviso ma lodevole cambiamento di posizione - a Conte, ai grillini e a Beppe Grillo, uno che ai giornalisti disse «Vi mangerei per il gusto di vomitarvi». Ma si potrebbe citare anche, tacendo delle porcate comunicative del governo Conte durante la pandemia, quando Grillo vietava ai suoi di fare ospitate in tv o rilasciare interviste, o quando i Cinque stelle stilavano le liste di proscrizione dei giornalisti indesiderati, o quando i gerarchi grillini definivano i giornalisti: «Infami e boia della libertà di pensiero», «Mafiosi, buffoni, corrotti, falsari». «Saccentoni frou frou con la dissenteria mentale». «Pennivendoli e puttane». «Infimi sciacalli».
Animali a cui va il nostro pensiero quando vediamo qualcuno avventarsi sull'attentato a un giornalista solo per fini elettorali.I giornalisti l'avranno anche persa da un pezzo. Ma da parte dei politici una volta c'era più dignità anche nel dimostrare di non averne.