Una guerra con al centro l'Asl di Benevento e i suoi succulenti appalti, dirigenti locali uno contro l'altro, fratelli che si contendono un bar, colloqui rubati col registratore nascosto, e in mezzo la ministra beneventana Nunzia De Girolamo, all'epoca onorevole e referente del Pdl in quei territori complicati. L'accusatore della De Girolamo, cioè l'ex direttore amministrativo dell'Asl Felice Pisapia, è indagato (con obbligo di dimora) perché al centro, sospetta la Procura, di un sistema di fatture gonfiate, appalti truccati e appropriazioni indebite per oltre 700mila euro, costati finora il carcere a quattro imprenditori (per tutti il reato ipotizzato è concorso in truffa e peculato). L'accusata De Girolamo, invece, non è indagata. Il caso è emerso a metà dicembre ma è esploso con la pubblicazione della registrazione fatta segretamente dall'ex dirigente Pisapia in casa della De Girolamo, che riceve i vertici dell'Asl per discutere certe questioni, tra cui anche la situazione del Fatebenefratelli di Benevento («Facciamo capire che un minimo di comando ce l'abbiamo. Mandagli i controlli e vaff...!»).
Ieri, sul Fatto quotidiano, un nuovo elemento. Il contratto di affitto siglato nel settembre scorso tra l'ospedale Fatebenefratelli di Benevento e la «Ditta Liguori Giorgia» sempre di Benevento. Chi è? La figlia di Franco Liguori, che è lo zio del ministro De Girolamo (nonchè il fratello del precedente gestore del locale, Maurizio Liguori, il perdente nella contesa). Il bar era stato chiuso nel novembre 2012 dopo un'ispezione del Nas, quattro mesi dopo la riunione casalinga («Eravamo a casa mia perché dovevo allattare mia figlia di un mese e nonostante questo ho sentito il dovere di parlare di questioni pubbliche non rinviabili» dice il ministro intervistato dal Tempo) in cui l'allora deputata Pdl chiedeva di mandare i controlli al Fatebenefratelli. «In un paese normale questa storia dovrebbe portare alle dimissioni» scrive il Fatto, mentre il M5S alla Camera chiede che la De Girolamo riferisca in Parlamento e studia una mozione di sfiducia.
In difficoltà la De Girolamo, anche se non è indagata e anche se l'inchiesta è partita proprio dalla denuncia di suo fedelissimo, il direttore generale dell'Asl Michele Rossi. Che in Procura ha portato le prove di decine di pagamenti irregolari disposti da Pisapia, ora nel mirino dei magistrati. Il sospetto insomma è che l'ex direttore amministrativo, rivale di Rossi, voglia minimizzare davanti ai pm il proprio ruolo accusando la De Girolamo (registrata abusivamente) di aver deciso tutto lei nell'Asl di Benevento. Una vendetta, un tentativo di scagionarsi, forse. «Quando fai pulizia metti in conto che puoi essere ammazzato con la pistola o con la parola» ha detto la De Girolamo nei giorni scorsi.
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