Il Castello di Lerici, una specie di Bastiglia in versione Cinque stelle, dove sbattere i nemici del popolo (grillino). Il plastico che la Rai non gli ha fatto passare Grillo lo mostra sul blog, spiegandone l'uso, le segrete, le celle in cui rinchiudere «i distruttori», coloro che hanno depredato l'Italia «trasformando la quinta (sesta?) potenza industriale in un deserto». In cima alla lista dei reprobi da rieducare ci sono i giornalisti, vecchio tormentone di Beppe Grillo che, prima da comico e poi da politico, ha sempre saputo sfruttare a suo favore la stampa. I giornalisti, che «per ragioni di protezione di casta (e di pagnotta) si coprono a vicenda», finiranno nelle celle del suo castello prigione, ma non con una sentenza di Grillo o Casaleggio, ma dopo un «processo on line», così come le altre due categorie di imputati: gli «industriali di regime sempre pronti a pagare mazzette (o a garantire pacchetti di voti)» e poi politici, «che vengono un gradino più in basso delle meretrici». Per tutti loro, per questo «orrendo trio», sul sito verranno organizzati processi popolari, subito dopo le Europee. «Sarà fatto in Rete dove verrà ricostruito un castello virtuale con le celle individuali, ognuna con la sua targhetta. Per Berlusconi verrà riprodotta integralmente quella di Al Capone ad Alcatraz» scrive il comico sul blog. Presto saranno rese pubbliche le liste dei colpevoli, a quel punto partirà il «processo», che in questa versione grillina ha una caratteristica: non c'è la difesa, solo l'accusa. «Per ogni persona ci sarà un cittadino che articolerà i capi di accusa. Alla fine gli iscritti certificati al M5S potranno votare per la colpevolezza o l'innocenza». Un'esecuzione pubblica, che durerà «il tempo necessario», almeno un anno. Gli iscritti al M5S potranno anche decidere in quale ordine processare i colpevoli, all'interno di ogni categoria. E quale sia la prima lo ha già deciso il leader: «Sarà quella dei giornalisti che hanno occultato la verità agli italiani nell'ultimo ventennio. I pennivendoli di Regime». I processi ai giornalisti sono un'evoluzione della rubrica «Il giornalista del giorno» sul blog di Grillo, dove viene messo alla gogna chi scriva cose «false» su M5S a giudizio insindacabile del leader e del gestore del suo sito, Gianroberto Casaleggio. I processi sommari inquietano l'Ordine dei giornalisti, che risponde col suo presidente Enzo Iacopino: «Neanche Stalin, nelle sue tragiche purghe, ipotizzava tanto e faceva celebrare dei comici processi nei quali il difensore si rimetteva alla clemenza della corte. Le pene non sono state ancora comunicate. Forse pensa a manganello e olio di ricino». «I processi popolari li fanno i regimi e le dittature di ogni colore» dice il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ma molti lettori del blog sono entusiasti dell'idea. «Bellissima idea, peccato che sia virtuale se era reale risanavamo il debito pubblico» dice uno di loro.
Sotto il post compare un post scriptum. Grillo e Casaleggio smentiscano «quanto riportato nei titoli di alcuni giornali di oggi», cioè di essere pronti a fare i ministri in un ipotetico governo monocolore M5S. Una frase detta da Casaleggio al Fatto quotidiano, intervistato da Marco Travaglio in un colloquio registrato e visibile sul sito del giornale. Alla domanda «farebbe mai il ministro?» Casaleggio risponde: «Dipende dal Movimento, ma perché no? Dovendo scegliere, opterei per l'Innovazione». E Grillo? «Bisogna chiedere a lui, io lo vedrei bene ministro». Poi nel pomeriggio, dopo essersi accorto di aver fatto un errore a rispondere così, la goffa autosmentita («saranno gli iscritti M5S a decidere la squadra di governo attraverso la rete»), col video che però inchioda Casaleggio. Una gaffe che Grillo non avrebbe mai commesso.
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