Predica pace, ma il tono è da guerra. Ostenta calma, ma sembra volersi auto-convincere, tante sono le volte in cui, in meno di un minuto e mezzo, ripete come un mantra, il ritornello «sono sereno», alternato con altre due parole che non fanno parte delle sue corde abituali quali «calmo» e «tranquillo». E, facendo tintinnare un paio di manette esibite davanti alla videocamera, lancia la sfida. «Nove mesi? Passano presto».
All'indomani dell'assalto delle procure, il leader dei Cinque stelle Beppe Grillo va al contrattacco. E con un video pubblicato sul suo blog dice la sua sulla richiesta di condanna a nove mesi di reclusione arrivata dai pm di Torino due giorni fa, per i sigilli violati nel 2010 alla baita Clarea di Chiomonte. Richiesta di condanna arrivata proprio nel giorno in cui è trapelata la notizia di altre indagini a suo carico, per l'invito ai poliziotti, durante la protesta dei Forconi, a smettere di scortare i politici e a scendere in piazza con la gente. Coincidenza? Forse. Ma la tempistica è apparsa quantomeno sospetta, non solo ai grillini.
Dell'altra inchiesta, fresca di apertura non si comprende bene nemmeno in quale procura, Grillo non parla. Ma dei nove mesi di cella che rischia per essere entrato comportandosi da «capopopolo» (lo hanno detto i pm, ndr) nella baita sottoposta a sequestro sì, eccome se parla. «Un sigillo inconsapevole», il titolo del video che dura appena un minuto e 36 secondi. «Buongiorno a tutti esordisce Grillo, seduto nel suo studio, un paio di manette che fa tintinnare mentre gesticola questo è un appello per la Val di Susa. Sono più di 500 inquisiti, sta succedendo qualcosa, tutti sotto processo per delle cose che io non riesco neanche a capire». Quindi la sfida ai pm, scandendo le parole: «Comunque io confido nella giustizia, sono calmo, sono sereno e sono molto sereno, va bene?». Sereno. E «tranquillo». «Tranquillo». Grillo lo ripete a proposito della richiesta di condanna per - minimizza - aver accettato di mangiare una «polentina» nella baita posta sotto sequestro: «Sono tranquillo perché nove mesi, insomma, passano presto...», dice. E lo ripete anche alla fine: «Siamo tranquilli perché la giustizia farà il suo corso. E io sono calmo, perfetto, perfetto e non mi agito assolutamente». In mezzo all'ostentazione della tranquillità, Grillo inserisce il sarcasmo sul «sigillo inconsapevole», visto che il reato che gli viene contestato parla di violazione dei sigilli anche se in realtà il sigillo violato era stato «portato via dal vento». Infine, la solidarietà al leader no Tav Alberto Perino e agli altri indagati, e la richiesta di aiuti economici, visto che c'è da pagare un risarcimento di oltre 200mila euro.
Usa parole da perfetto imputato conciliante, Grillo. Ma i toni sono da guerra. Anche se un pizzico di persecuzione giudiziaria, in fondo, potrebbe non essere un cattivo affare per il movimento. Tanto più mentre lo scontro col Pd è all'apice e mentre il M5S non è al top di popolarità, nemmeno nei sondaggi. «Vogliono farci vincere», hanno commentato ieri a caldo i Cinque Stelle appena saputo della richiesta di condanna per il leader. E ieri, su Twitter, è intervenuto anche il professor Paolo Becchi, uno degli ideologi del movimento: «Quando non riesci a sconfiggere il nemico cerchi di criminalizzarlo scrive in un post Ora tocca al M5S, ma noi siamo figli delle stelle e non ci fermeranno». Se la prende invece con i magistrati lo scrittore Erri De Luca, autore, nei mesi scorsi, di un articolo polemico che fece infuriare l'allora procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli al punto da spingerlo ad abbandonare Magistratura democratica: «In Val di Susa siamo arrivati alla magistratura sperimentale. Esplora i confini dell'arbitrio: inventare il reato di terrorismo per il danneggiamento di un cantiere è il traguardo simile a chi va svuotarsi l'intestino nelle ortiche. La penale della somma di 221mila euro è la prima estorsione contro un comitato di lotta. Ma si può esplorare quanto si vuole con la Val di Susa: lo sventramento sarà fermato, la Tav all'amianto non si farà».
A fianco di Grillo perseguitato dai pm si schiera anche un redivivo Antonio Di Pietro: «Mi auguro che non succeda pure a te gli manda a dire quel che è successo a me, che per essermi opposto a schiena dritta al sistema di potere piduista che governa questo Paese, mi hanno fatto 353 di processi. Tu sei soltanto al secondo posto. Su, continua».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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