RomaTregua dopo il terremoto, finito con l'espulsione della dissidente Gambaro a colpi di clic (pochi, 13mila). «Non vedo nuovi problemi all'orizzonte» assicura il deputato Fico, uno dei fedeli al Capo. Le altre epurazioni previste, almeno due (Pinna e Currò), sono al momento congelate dall'armistizio deciso da Grillo, che ha sciolto la tensione telefonando ai «ribelli», per riportare l'ordine in un gruppo assai vicino alla scissione. «Da Grillo c'è stata una marcia indietro prima che ci fosse la distruzione totale, causata dalla sequenza di espulsioni che si andava profilando» commenta Zaccagnini, deputato M5S dell'ala critica. Ma oltre la tregua (armata), serve una correzione di linea del movimento in Parlamento. Lì dentro c'è un «clima da psico-polizia», denuncia il grillino Zaccagnini, instaurato dai «talebani» a Cinque Stelle, che «hanno gettato fango e insultato» i loro colleghi denunciando una «compravendita» di parlamentari grillini (pronti a passare, con la promessa di migliori introiti, al Pdl o al Pd) «cui però non è seguita la denuncia con nomi e cognomi, e che non può essere usata strumentalmente per intimidire persone scomode e da eliminare».
Nel frattempo la Gambaro, ancora sotto choc («avevo dato quell'intervista come consiglio per abbassare i toni, è successo di tutto») è pronta per passare al Misto e raggiungere gli altri due ex grillini usciti dal gruppo, i deputati Furnari e Labriola. Resta aperta la frattura tra i parlamentari grillo-scettici e i «talebani», accusati, in un piccolo summit in Transatlantico tra i dissidenti, di essere «più realisti del re».
Altro fronte bollente, la lotta del M5S contro la stampa (che «fa schifo»). Un programma in particolare è in cima all'odio grillino: Quinta Colonna di Paolo Del Debbio, terzo classificato al Microfono di legno, concorso per il programma «più fazioso», cioè il più critico verso Grillo, Casaleggio e la loro truppa in Parlamento. «Quinta colonna... ci ricorderemo di voi...» minacciò Grillo, aprendo il conflitto a fuoco col talk show di Rete4. Durante la campagna elettorale in Sicilia, gli capitò a tiro un inviato di Quinta Colonna, umiliato così: «Tu non sei un giornalista, sei un precario, sei un pivello di Mediaset». Il movimento ha applicato con rigore ferreo la bolla di condanna, e adesso le piazze dei Comuni gestiti dai grillini sono off limits per i giornalisti di Del Debbio. L'altro giorno, a Pomezia, il Comune da poco grillinizzato ha detto di no alla richiesta di utilizzare uno spazio pubblico per il collegamento con lo studio. Era già successo, ma una sola volta. Dove? A Parma, anche lì l'amministrazione Cinque Stelle, per cui Quinta colonna è andata in onda dal parcheggio di un hotel (a Pomezia invece si sono attrezzati in una pizzeria). La ragione ufficiale è che servirebbero 15 giorni di preavviso, ad esser fiscali. Scadenza un po' complicata per un programma quotidiano, e infatti nessun Comune ha mai fatto storie, se non i due amministrati dal M5S. «Hanno detto no a qualsiasi piazza della città, è chiaramente un pretesto per metterci i bastoni tra le ruote» dice Raffaella Regoli, autrice del programma insieme a Del Debbio. Il senatore M5S Santangelo si rifiuta di rispondere alle domande dei cronisti davanti a Montecitorio «finché non se ne va» l'inviato di Quinta Colonna Valerio Minelli.
Peggio ancora è andata all'altro inviato, Vittorio Romano, che dal senatore M5S Giarrusso si è sentito domandare «lei appartiene al genere umano»?, mentre sul blog di Grillo è stato linciato per una intervista alla senatrice Castelli in cui, ironicamente, chiede di ripetere la frase «noi del M5S facciamo democrazia». Gogna sul blog col titolo «Il servo di Berlusconi insulta la cittadina», seguito da una raffica di commenti («cogl...
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