La Gruber la spara grossa, i bimbi rom violenti e Kirk: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: la morte del predicatore Maga, riparte Otto e Mezzo e il poliziotto investito

La Gruber la spara grossa, i bimbi rom violenti e Kirk: quindi, oggi…

- Secondo Scott Turow “l’omicidio di Charlie Kirk è figlio dell’estremismo alimentato dalla destra”. Sentite, fateci il favore di farla finita. Non sappiamo ancora bene perché il killer di Kirk abbia premuto il grilletto, sappiamo però che puntare il dito contro le idee della vittima o quelle di Trump non ha alcun senso. Nessuno. Ormai se la polizia ammazza un nero, è colpa della destra. Se un pazzo uccide studenti in un college, è colpa delle armi della destra. Se uno che inneggiava a “Bella ciao” uccide uno di destra, è sempre colpa della destra. Ma fateci il piacere, suvvia. Provate almeno un minimo di empatia per quell’uomo, padre di famiglia, che ora è sotterrato in una fossa.

- Guardate che la storia del bimbo di Fidene picchiato a sprangate da tre minorenni rom (piccoli, sotto i 14 anni) è clamorosa. E lo è soprattutto dopo quanto successo a Milano a quella povera donna travolta dall’auto guidata dai ragazzini nomadi. È solo un caso? Sono solo due casi? No, purtroppo. E forse è arrivato il momento di trovare una soluzione.

- Lilli Gruber, parlando del suo Otto e Mezzo: “La scorsa stagione è stata la migliore di sempre, l’obiettivo è di ripeterci con la nostra formula: giornalismo critico, attinenza ai fatti, niente propaganda e analisi accurate”. Ci sia sommessamente permesso di dissentire. Giornalismo critico, ma invita in prevalenza ospiti a senso unico. Attinenza ai fatti, escluse ovviamente le opinioni su cui peraltro è basato il programma. Analisi accurate, pure queste più sinistre che destre. Legittimo, sia chiaro: lo fanno tutti. Però non venga a farci la lezioncina su come si fa giornalismo con “Costituzione, valori democratici e correttezza professionale”. Eddai. Fa un programma di sinistra, per un elettorato di sinistra, difendendo le tesi progressiste: perché non dirlo chiaramente?

- Dice Gruber: “Io faccio la giornalista, non la politica”. Salvo però aver fatto un periodo da eurodeputata eletta nelle liste dell’Ulivo. A proposito di attinenza ai fatti e analisi accurate, dicevamo.

- Vorrei farvi notare che un presidente di un qualche Paese, in questo caso Donald Trump, diventa autocrate quando modifica il funzionamento democratico di uno Stato e lo trasforma a suo piacimento. Checché ne dicano Gruber e Saviano&co, questo negli Stati Uniti non è avvenuto. Donald usa gli stessi identici poteri concessi a Joe Biden, solo che lo fa per seguire il suo legittimo piano politico invece di assecondare i desiderata progressisti. Condivido tutto quello che fa? No. Ha sbagliato a cacciare alcuni reporter dalla Casa Bianca? Sì. Però non ho sentito la povera Lilli urlare di terrore quando Zuckerberg ha denunciato le pressioni della di Biden per censurare le notizie “poco allineate” sul Covid. Quello non era da autocrati?

- La domanda di Cazzullo a Gruber: “La foto di piazza Tienanmen, con i satrapi del mondo uniti contro l’Occidente, le fa paura? O quella foto ce la siamo costruita noi?”. Era così difficile chiederle conto anche di D’Alema?

- C’è un mito che bisogna sfatare. Non è vero che “le destre” vogliono la distruzione dell’Europa e che i nazionalismi stanno “minando pericolosamente l’Ue”, come dice Lilli. Le “destre”, non tutte ma quella di Meloni e Vox sicuramente sì, vogliono un’altra Europa, diversa, costruita sui popoli e non sulle sovrastrutture burocratiche. E questo è “legittimo”, cara Lilli, non “pericoloso”.

- Oggi la rubrica sembra un monografico sulla Gruber ma l'intervista dà tanti spunti. Dice la giornalista che in Italia “l’economia non crolla ma boccheggia” e che “il ceto medio è impoverito”. Ok. Ma quando c’era Mario Draghi, stavamo forse meglio? No. Fine della storia.

- Sapete perché mi fa impazzire la storia del bandito romeno che scappando investe un poliziotto a Vicenza? 
Non solo perché il povero agente della stradale, che aveva intercettato l’uomo, è gravemente ferito e dovrà passare una lunga convalescenza. Non solo perché solo per miracolo non c’è scappato il morto. Ma perché il malvivente in questione non è impazzito da un momento all’altro, cosa che ovviamente non giustificherebbe comunque l’atto, ma pare sia un signore già noto alle forze dell’ordine e “formalmente” agli arresti domiciliari. Formalmente. 
Solo che mentre “formalmente” sarebbe dovuto rimanere in casa a scontare la sua pena, ha rubato un’auto a Rho (nel Milanese), ha messo sotto un poliziotto, ha rubato un altro mezzo lasciando la proprietaria sotto choc dopo un malore, poi s’è impossessato anche di un furgone e infine è scomparso chissà dove. Però “formalmente” era ai domiciliari.


Ora la domanda è una: ma perché un signore così, con precedenti ma senza alcun problema evidentemente a macchiarsi di altri reati, era solo “formalmente” ai domiciliari? L’agente non è morto ed è una fortuna. Ma dalla sua convalescenza ha diritto ha chiedersi: perché un tizio così non era dietro le sbarre?

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