Il guru sponsor del Prof accusato dalla Procura di taroccare i mercati

Un cortocircuito perfetto. Fitch, una delle tre grandi agenzie di rating, elogia Monti e la sua azione nelle stesse ore in cui si chiude l'indagine della procura di Trani che accusa proprio Fitch di aver manipolato i mercati. Una situazione a dir poco imbarazzante che raddoppia se si considera che in simultanea anche Moody's spende a parole di elogio per l'azione dell'esecutivo e lo fa nel momento in cui pure su Moody's pende la spada di Damocle dell'indagine di Trani.
Due sortite sorprendenti nello spazio di poche ore. Due pareri che, naturalmente, speriamo siano azzeccati perché cospargono di ottimismo il nostro incerto futuro. David Riley, managing director di Fitch, viene intervistato da Bloomberg sulla crisi dell'eurozona. E dopo aver messo in fila critiche e preoccupazioni osserva: «Il governo Monti ha guadagnato molta credibilità politica per le misure che ha preso». Monti è dunque una garanzia. «La questione chiave che l'Italia sta attraversando in questo momento dal punto di vista degli investitori - prosegue Riley - è il rischio politico». Perché, è la tesi di Riley, non si sa chi guiderà il Paese alla prova elettorale del 2013. Si vedrà, ma intanto l'analista di Fitch invita Monti a premere sull'acceleratore delle riforme: «La sfida adesso è quella di approfittare delle opportunità che vengono dall'allentamento delle tensioni di mercato. Il governo Monti deve fare progressi il più velocemente possibile e spingere non tanto sull'austerità, sulla quale è stato fatto abbastanza, ma sulle riforme, sulle quali si deciderà chi sarà il futuro leader del Paese, probabilmente ad aprile dell'anno prossimo».
Se non è uno spot in piena regola, poco ci manca. Le agenzie di rating, tradizionalmente molto severe, dopo aver addentato l'Italia come una preda e averla degradata, scoprono ora che l'ottimismo sbandierato da Monti negli ultimi discorsi con tanto di luce in fondo al tunnel, ha un fondamento. Anche se molti italiani si domandano su quale base poggi questo entusiasmo di mezzo agosto.
Strano. Perché pure Moody's si lancia in un peana nei confronti dell'Italia. E capovolge a sorpresa la lettura dei numeri del Paese che tutti, ma proprio tutti gli esperti di economia, avevano interpretato in modo negativo, con un trend sempre più cupo. Non è così. Pure per Moody's la luce in fondo al tunnel è vicina. Forse già nel 2013, quando l'Italia potrebbe vedere tornare la dinamica del Pil a livelli pre-crisi. Sorprendente. E ancora più inatteso è l'accostamento, a dir poco coraggioso, fra l'Italia di oggi e la Svezia degli anni Novanta. Anzi, il confronto si estende ad altre due economie traballanti dell'eurozona, Spagna e Portogallo: «La contrazione dell'economia di Spagna, Portogallo e Italia sembra relativamente meno profonda e avvicinarsi più a quella vissuta dalla Svezia» in quel periodo. Certo, l'opera di risanamento è più o meno a metà strada ma la crisi potrebbe non essere così grave come ci siamo detti in questi mesi di flagellazione collettiva e allora già nel 2013 potremmo respirare. Un discorso che manda al macero analisi su analisi, se non altro perché in un colpo solo tinge di azzurro il cielo di Italia, Portogallo e soprattutto Spagna, la grande malata di queste settimane, in bilico fra orgoglio e voglia di tuffarsi fra le braccia della Bce per scongiurare il default. Ora si scopre che abbiamo mancato di autostima, ma, insomma, siamo a buon punto. Però, aggiunge Moody's con un ragionamento che in parte contraddice quanto appena affermato, potrebbe anche non essere così, perché se invece prendiamo come riferimento il caso finlandese, dove il crollo fu più forte, allora la luce potrebbe arrivare solo nel 2016. Ben tre anni dopo.
È difficile, come si vede, orientarsi in questo labirinto. Però va anche detto che le agenzie sono le stesse nel mirino della procura di Trani che ormai ha chiuso le indagini sulle tre sorelle del rating. Riley, e con lui un altro analista di punta, avrebbe manipolato i mercati azionari falsando i giudizi - lo stesso capo d'imputazione che riguarda Standard's & Poor's e Moody 's - con l'aggravante, per Fitch, di essere l'agenzia di riferimento del Tesoro italiano.

David Riley e Alessandro Settepanni, senior director di Ficht Rating, in più occasioni il 10, il 17 e il 18 gennaio 2012 avevano annunciato per la fine di quel mese il declassamento dell'Italia di due gradini, «un'allarmante sequenza di indebiti» preavvisi che, secondo il pm Michele Ruggiero, non solo avevano turbato «sensibimente» i mercati finanziari ma ne avevano «amplificato significativamente la volatilità». Ora gli investigatori pugliesi potrebbero incontrare i tecnici del Dipartimento di giustizia americano che lavorano sugli stessi temi.

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