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"Su Hannoun scusatevi con gli italiani", poi grida e proteste: così la sinistra scatena la rissa alla Camera

FdI all’attacco sulle ambiguità del Pd, opposizioni in rivolta sul regolamento: ecco cos'è successo

"Su Hannoun scusatevi con gli italiani", poi grida e proteste: così la sinistra scatena la rissa alla Camera

Clima di altissima tensione alla Camera. E la manovra - il governo ha chiesto la fiducia, come confermato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani - non c’entra nulla. La ripartenza dopo la pausa natalizia è tutto fuorché morbida e il clima politico si è surriscaldato subito sul dossier Hannoun tra accuse incrociate e presunte violazioni del regolamento. A far esplodere lo scontro è invece il caso del presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, arrestato insieme ad altre otto persone nell’ambito di un’inchiesta su un presunto sistema di finanziamento ad Hamas.

Ad aprire le ostilità è stata Fratelli d’Italia. Sara Kelany è intervenuta sull’ordine dei lavori e ha chiesto un’informativa urgente del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiarire "sui contorni di questa indagine". L’affondo è diretto e politico. Hannoun, secondo la deputata di FdI, "è stato osannato e coccolato da Pd, M5S e Avs, è stato invitato alla Camera anche dalla deputata Stefani Ascari (del Movimento 5 Stelle, ndr) che ha fatto con questo soggetto più missioni all’estero". Un attacco concluso senza sconti: un "atteggiamento vergognoso che noi abbiamo stigmatizzato fortemente, di cui abbiamo chiesto conto e rispetto al quale la sinistra si è trincerata in un imbarazzante silenzio, silenzio che perdura ancora oggi all’alba di questi fatti". Per Kelany, Pd e alleati dovrebbero "scusarsi con gli italiani".

Il centrosinistra ha reagito in blocco. Tra gli interventi, quello del dem Arturo Scotto, che nei mesi scorsi era a bordo della Flotilla diretta a Gaza. La linea è difensiva ma rivendicata con forza: "A differenza della destra, per noi quando parla la magistratura e decide di avviare indagini non si discute: vadano fino in fondo – ha dichiarato – perché se c’è qualcuno che ha usato i soldi degli italiani non per sostenere la solidarietà nei confronti di un popolo genocidato, ma per sostenere la causa di un’organizzazione terroristica, chi lo ha fatto ha tradito la questione palestinese". Scotto ha poi ricordato la "condanna ferma dei fatti del 7 ottobre da parte dell’opposizione", sottolineando che "per noi il terrorismo è un nemico della causa e della prospettiva laica e democratica dei palestinesi". Sulla stessa lunghezza d’onda Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha respinto le accuse politiche: "Se vi sono inchieste giudiziarie in corso, è giusto che la magistratura faccia piena chiarezza, ma una cosa deve essere chiara: noi non abbiamo nulla di cui vergognarci e non dobbiamo chiedere scusa a nessuno".

Quando la tensione è già alta, è arrivato il passaggio che ha fatto saltare definitivamente i nervi. Il vicepresidente di turno Fabio Rampelli ha concesso la parola a Giovanni Donzelli, sempre di Fratelli d’Italia, che ha chiesto un’informativa urgente del ministro degli Esteri Antonio Tajani sul caso Hannoun, soffermandosi in particolare "sul flusso di denaro importante che dall’Italia è uscito in modo irregolare e che potrebbe avere complicato i rapporti internazionali". L’opposizione a quel punto ha reagito in maniera veemente: secondo il regolamento – la linea giallorossa – sugli interventi sull’ordine dei lavori può parlare un solo deputato per gruppo e FdI era già intervenuta.

Dai banchi del Pd e di Avs sono partite grida e proteste. Andrea Casu e Federico Fornaro hanno criticato apertamente la decisione della presidenza. Marco Grimaldi ha denunciato un "grave precedente, quello consentito dal presidente di turno Rampelli, permettendo l’intervento del deputato Donzelli e l’attacco alle opposizioni. Se questa è la prassi, l’Aula sarà ingovernabile. Se la destra ha deciso di andare all’esercizio provvisorio, lo dica".

Ancora più duro Fornaro, che ha parlato senza mezzi di termini di un "comportamento inaccettabile e irresponsabile da parte del partito di maggioranza relativa". Poi il monito: "Se è una scelta studiata a tavolino – ha aggiunto – mi chiedo cosa ci sia dietro questa vicenda, perché si tratta di un precedente pericoloso che vorrei fosse stigmatizzato, soprattutto in una fase delicata della vita parlamentare". Sulla stessa scia anche il Movimento 5 Stelle. Valentina D’Orso tranchant: "Prendiamo atto – ha aggiunto – che oggi si è creato un precedente, quello dello spacchettamento delle informative, perché di questo si tratta". Riccardo Ricciardi ha provato poi a forzare la mano chiedendo, a sua volta, un’informativa a Tajani.

A quel punto Rampelli è intervenuto per chiudere la polemica: "Prima di togliere la parola, ascolto e cerco di capire se c’è un intervento pretestuoso o se c’è un intervento di merito. Non c’è alcun precedente – ha chiarito – perché io ho interrotto Donzelli dopo averlo ascoltato e l’ho pregato di concludere, e il collega ha concluso il suo intervento anticipatamente.

Quindi non si configura assolutamente alcun precedente da questo punto di vista". La seduta ha poi ripreso l’esame del disegno di legge di Bilancio. Ma lo scontro politico, sul caso Hannoun e sulle regole dell’Aula, resta aperto.

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