Roma - Dopo il Porcellum il diluvio. La legge elettorale tanto chiacchierata avrebbe le ore contate e sono in molti a temere che la sua «morte» porti a un caos anche peggiore dello scenario provocato dalla norma ideata da Calderoli. È vero che l'opinione pubblica ormai si è coesa attorno alla sua bocciatura. Gli addetti ai lavori, però, faticano a dormire sonni tranquilli. Dicono che la cura potrebbe essere peggiore del male. Tra i più preoccupati per le future sorti della legge elettorale c'è Giorgio Napolitano. Secondo le indiscrezioni raccolte al termine dell'incontro tenutosi due giorni fa a Castelporziano con i vertici del Partito democratico, il presidente ha puntato l'accento proprio sulle sorti del Porcellum. Napolitano, insomma, non vuole una crisi in assenza di una riformulazione della norma che regola il voto degli italiani. Tra le «sue» priorità c'è quindi anche questa spinosa riforma.
A conferma della delicata salute del Porcellum interviene un altro elemento: la decisione presa dalla Conferenza dei capigruppo, all'unanimità, di dare il via libera alla deliberazione d'urgenza per le modifiche al Porcellum così da renderlo meno «tossico». Una corsia preferenziale consentirà alla riforma elettorale di arrivare a settembre alla Camera e di essere messa in votazione a ottobre. In tempo utile, dunque, per eventuali elezioni autunnali qualora la situazione per l'esecutivo dovesse peggiorare. E comunque in tempo utile per far «inibire» l'intervento della Corte costituzionale chiamata a sciogliere, il 3 dicembre prossimo, i dubbi sulla costituzionalità di una legge che regala un'ampia maggioranza anche a chi di voti ne conquista soltanto una manciata più degli avversari. Secondo gli appellanti, questo aspetto del Porcellum stride con il senso democratico della nostra Carta. E c'è anche chi non vuole nemmeno ipotizzare lo scenario peggiore: quello di una Corte costituzionale che boccia la legge elettorale e quindi - a rigor di logica - anche il Parlamento che ne è il più diretto frutto. Gaetano Quagliariello, il ministro per le Riforme istituzionali, prima lancia l'allarme e poi smentisce. O meglio corregge il tiro. «Mai messa in dubbio la legittimità di questa assemblea - spiega - Certo è che il giudizio pendente davanti alla Corte rappresenta un ostacolo elevato rispetto all'ipotesi di regolare nuove elezioni con questo sistema».
A favore di un sistema proporzionale, quindi lontano dall'ipotesi più «facile» del Mattarellum, si è espresso ieri Luciano Violante, membro di quella commissione di saggi istituita da Palazzo Chigi per affrontare il nodo delle riforme. Nel corso di un'intervista Violante ha ribadito che «per cogliere i cambiamenti subiti dall'Italia servirebbe adesso un sistema proporzionale». La verità che nessuno dice è che persino il Mattarellum - basta guardare la proiezione sui dati alle recenti elezioni 2013 - non garantirebbe affatto alcuna governabilità, visto che è un sistema maggioritario con una piccola quota proporzionale. E lo scenario politico all'interno della Camera dei deputati sarebbe ancora più incerto. Violante spiega: «Io vedo un sistema elettorale proporzionale con un voto di preferenza e il secondo voto con la preferenza di genere, per garantire un'adeguata presenza femminile in Parlamento. Sbarramento al 5% per tutti così da evitare che i partiti-scheggia condizionino la vita parlamentare. E premio di maggioranza per chi raggiunge il 40-45%.
Ballottaggio tra il primo e il secondo partito o coalizione se nessuno raggiunge quel traguardo. I seggi per il Senato devono poi essere attribuiti su base nazionale in modo da favorire lo stesso tipo di risultato elettorale sia alla Camera che al Senato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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