L'Italia? È un museo a cielo aperto, grazie a millenni di arte e cultura. Non a caso vanta il maggior numero di siti Unesco al mondo. Ma questo patrimonio di meraviglie è tanto ricco quanto fragile.
Lo sanno bene i custodi della Grande Bellezza, i guardiani dei nostri tesori che attirano i turisti e fanno gola ai trafficanti d'arte. Uomini che lavorano per restituirci la memoria, per preservare il ricordo dei fasti passati, e si occupano anche di proteggere la più antica delle nostre ricchezze: il paesaggio. Sono i carabinieri del Tpc, il Comando tutela patrimonio culturale. Se oggi l'Arma festeggia il suo secondo centenario, la storia del Tpc è più recente: il comando ha compiuto 45 anni di servizio a maggio. Nove lustri passati a rimettere capolavori al loro posto nei musei e nelle chiese dov'erano stati rubati, quasi mezzo secolo con gli occhi ben aperti sui beni culturali d'Italia: uno scrigno vastissimo e, per questo, difficile da proteggere. Sono i veri monuments men: è di martedì il ritrovamento di un dipinto di scuola Senese del '300, rubato nel 1944 dalle SS a Lastra a Signa.
Settant'anni dopo, anche senza SS, il commercio illecito di opere d'arte è un business criminale fiorente, secondo solo a droga e armi. Lo contrastano questi duecentocinquanta carabinieri, ogni giorno a caccia di tesori d'arte trafugati in Italia e all'estero. Perché il Tpc, guidato dal generale Mariano Mossa, è un'eccellenza del made in Italy che il mondo ci invidia. E ci imita. È lo stesso Tpc, unica forza di polizia che vanta un rappresentante nell'Unesco, a esportare il suo modello. Contribuisce alla formazione di corpi di polizia specializzati in tutto il mondo, «insegnando» all'estero (recentemente in Iran, Grecia, Turchia e Palestina) o invitando delegazioni straniere per i corsi organizzati a Roma. Dove, dal 2013, il Tpc organizza un corso di perfezionamento universitario con l'ateneo Roma Tre, per formare le nuove leve ma con studenti anche civili. Il Tpc è poi capofila del progetto Psyche, che coinvolge le forze di polizia di 15 Paesi Ue per realizzare un database del patrimonio artistico internazionale.
Nella caccia a tombaroli, trafficanti d'arte e falsari, la tecnologia è fondamentale, anche se è un'arma a doppio taglio. Internet e i mercati «virtuali» hanno moltiplicato i possibili canali attraverso i quali un oggetto rubato può passare di mano, ma sempre la tecnologia aiuta a contrastare il fenomeno. La Banca dati dei beni illecitamente sottratti è il fiore all'occhiello del Comando Tpc. Gli oggetti recensiti e descritti sono quasi sei milioni (570mila quelli di cui è presente un'immagine), e in questo museo virtuale 1,2 milioni di pezzi sono ancora «ostaggio» dei ladri.
Così i monuments men dell'Arma da un lato fanno da consulenti per la sicurezza dei luoghi che custodiscono questi beni, dall'altro setacciano cataloghi d'aste, siti web, elenchi di acquisizioni di musei di tutto il mondo. Un lavoro certosino, ora accelerato da pc e software di comparazione di dati e immagini presenti nel database, che aiuta a individuare e riportare alla luce - e al legittimo proprietario, passando per il caveau del Tpc - manufatti che sembravano svaniti nel nulla. Come la testa di Tiberio, rubata nel 1991 dal museo Axel Munthe di Anacapri: 22 anni dopo era stata modificata e messa all'asta: l'hanno trovata prima loro. O il dipinto del '400 di Zaganelli, sparito nel 1970 e ritrovato nel 2013 dal Tpc, quando il nuovo «proprietario» ha incautamente fatto domanda di esportazione in Italia.
L'elenco dei pezzi ancora mancanti è lungo. Ma i numeri rendono giustizia al lavoro dei «guardiani del bello». Nel 2013, il Comando ha recuperato 359mila beni (oltre 12mila scovati on line) per 150 milioni di euro: francobolli, quadri, sculture, mobili, libri, gioielli, reperti archeologici. Lazio, Lombardia e Toscana le regioni più colpite dai furti d'arte, che nel 44 per cento dei casi avvengono nelle indifese chiese. Il lavoro di prevenzione però dà i suoi frutti: i «colpi» all'ombra dei campanili sono scesi in un anno da 424 a 295. E il Tpc, con Mibac e Pontificio consiglio della cultura, ha presentato un manuale sulla tutela dei beni culturali ecclesiastici. Stabili ma pochi (21) i furti ai danni dei 30mila musei italiani, più numerosi - ma in calo nell'ultimo anno - quelli in casa (da 353 a 273). E se avete un Caravaggio in soggiorno iTpc, app per smartphone iOs e Android, permette di catalogare le opere possedute (fondamentale nel caso in cui venissero trafugate) ed effettuare ricerche per immagini in un archivio informatico dei beni rubati. Ma il Tpc non recupera solo capolavori.
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