
Per ora gli effetti sono stati contenuti, ma se i vari scenari di guerra dovessero prolungarsi ci sarebbero non pochi problemi per le esportazioni italiane (e quindi sulla crescita del nostro Pil). Come indica uno studio di Confartigianato, infatti, i conflitti in Medio Oriente, tra Russia e Ucraina e le tensioni tra India e Pakistan mettono a rischio 61,4 miliardi di esportazioni italiane e il 40,7% del nostro import energetico. Spine di non poco conto per un grande Paese esportatore che dipende dall'estero per il proprio mix energetico.
Nel dettaglio, le esportazioni ammontano a 27,1 miliardi in Medio Oriente, a 21,9 miliardi nei tre paesi confinanti di Egitto, Libia a Turchia, 6,6 miliardi tra Russia, Ucraina e Bielorussia e 5,8 miliardi in India e Pakistan. Su questi mercati lavorano molte piccole imprese che operano nei comparti moda, gioielleria, occhialeria, alimentari, mobili e prodotti in metallo. Nei primi tre mesi di quest'anno
la flessione dell'export in queste aree è stata lieve (-0,6%), ma scompagina un po' i programmi italiani che guardavano anche a quest'area del mondo per riassorbire l'effetto dazi americani.
La nota positiva è che, almeno per i primi 7 giorni dallo scoppio della guerra tra Isreale e Iran, i prezzi alla pompa di benzina in Italia spiega la Cgia di Mestre non hanno segnato aumento significativi. La situazione è molto diversa rispetto al 2022, quando scoppiò la guerra in Ucraina: allora, dopo 15 giorni dall'inizio delle ostilità, il prezzo della benzina salì del 16,9 per cento, quello del diesel addirittura del 23,8 per cento. La principale differenza è dettata dal fatto che l'Iran pesa meno sulla produzione petrolifera rispetto alla Russia: su 103 milioni di barili di petrolio estratti al giorno, infatti, Teheran contribuisce per soli 3,8 milioni mentre Mosca per 11,2. Tuttavia, segnala sempre la Cgia, se veramente si dovesse chiudere lo stretto di Hormuz (dove passa il 30% del petrolio
via mare e il 20% del gas) come più volte minacciato dalla repubblica islamica, allora quasi sicuramente si assisterebbe a uno choc petrolifero importante.
La situazione, tuttavia, non è così stabile sul fronte delle bollette di luce e gas sulle quali però non si sono ancora riversati gli effetti della guerra iraniana. Già ora la Cgia stima in 13,7 miliardi in più (+19,2%) il costo che le imprese italiane dovranno sostenere quest'anno rispetto al 2024.
Di cui 9,7 per le bollette della luce e 4 per quelle del gas. Una zavorre che diventerebbe ancorap più pesante per aziende e inflazione se gas e luce dovessero schizzare al rialzo in uno scenario di escalation militare in Medio Oriente.