Il reato? È mutilare l'Italia

Se la Cassazione neutralizzerà la condanna del Cav si potrà procedere con la nascita della Terza Repubblica. Sarebbe la scelta migliore, ma per questo motivo sarà scartata

Il reato? È mutilare l'Italia

In preda a un raptus immotivato d'ottimismo, immagino un happy end per martedì 30 luglio. La Cassazione che getta acqua santa sul fuoco, le istituzioni che si stringono responsabilmente intorno alla salute della repubblica e archiviano una storia che ha stancato e avvilito la nostra civiltà giuridica prima che la nostra democrazia; la politica che si libera dal sandwich in cui è schiacciata da anni, tra la finanza oppressiva e la magistratura repressiva; il governo che procede libero e gagliardo ad affrontare finalmente unito la Feroce Crisi; Berlusconi che non ha più ragione di chiamare alle armi il partito per una prova di Forza (Italia) e si dirige fuori dall'arena politica, ma con le sue gambe e senza spari d'ambo i lati né spargimenti di sangue. In un accesso irragionevole di fiducia, penso con sollievo che il 30 luglio finalmente si chiuderà il ventennio nero, ma nero di toga, e verranno affissi i quadri da cui risulterà promossa l'Italia agli esami di maturità civile e democratica. Magari senza una votazione brillante, ma promossa. Un'epoca finalmente si chiude, i protagonisti vanno negli spogliatoi e magari prima di entrarvi si scambiano le magliette, i magistrati che indossano la bandana e gli alzatacchi, Berlusconi che si mette la toga e posa per una foto-ricordo con i magistrati. Tu chiamale se vuoi cassazioni.
Poi sarà la Storia ad avocare a sé il giudizio finale, come Foro competente. E storicizzandosi, il giudizio non riguarderà solo l'imputato, ma inquisiti e inquisitori, legali e figuranti, più le tifoserie, compresi quelli che facevano Buuu al Cavaliere e lui mandava la palla sugli spalti. Perché questo, ormai, più che un processo, è un suk di processi, una casbah mediatico-giudiziaria, o peggio una variante giudiziaria del gioco dell'oca, con penalità, loschi figuri e brutti incontri se capiti nelle caselle giudiziarie sbagliate. Con il rischio, auspicato da taluni, che il giocatore finisca nella cella letale e definitiva, quella che si diceva al Sud, «e si vai ind a' mort, la furtuna 'nserr a' port» (e se vai nella casella con la figura della morte, la fortuna chiude la porta, ossia non hai più scampo).
Non vi dirò nulla del processo, altri più informati di me vi hanno già spiegato tutto. Ma non vi dirò nulla nel merito delle accuse anche perché questo non è un processo ma un'ordalia. Si chiede un responso divino e barbarico ad un tempo e si aspetta una prova del fuoco per l'imputato e per tutta la sua parte. E il giudizio non riguarderà i fatti ma la persona, che agli occhi giacobini, è un Reato in sé, a prescindere da quel che ha fatto. Ha commesso il reato di berlusconaggio, perciò va condannato.
Da parte mia, mi sforzo di pensare con senso dello Stato e mi chiedo: val la pena mutilare la democrazia, ferire milioni d'Italiani, paralizzare un Paese per un corteo di accuse in cui non ci sono i crimini gravi per cui è giusto processare un leader di governo? Dico alto tradimento, dico delitti di strage, associazioni a delinquere o crimini particolarmente efferati, dico corruzione nell'esercizio delle sue funzioni di governo e altro ancora... E invece no: perisca il mondo, ma sia fatta giustizia.
L'eliminazione per via giudiziaria del pluripremier Berlusconi, il più votato negli ultimi vent'anni, sarà più un guaio che un vantaggio per la stessa sinistra. Perché si spaccherebbe definitivamente il giorno dopo, non saprebbe cosa fare, sbanderebbe tra la neodc e cinquestelle, intrappolandosi da sola. Toglietegli il nemico e la sinistra, che è antagonista per indole, si spappola, si fabbrica il nemico in casa e si cannibalizza.
Ma uno spirito maligno mi dice che l'Italia troverà anche questa volta la strada giusta per farsi del male da sola. Condanneranno Berlusconi, rispaccheranno il Paese in un rigurgito di dannazione, lo concentreranno su questo esercizio d'odio per distrarlo dalla disperata situazione economica e sociale, sfasceranno il governo, i partiti, le intese, daranno un colpo letale al Quirinale, armeranno i più fanatici, ci faranno ripiombare nell'agonia della seconda repubblica che si avviava a concludere. Il tutto, alla fine, sarà spiegato con le leggi dell'ordalia: avevamo bisogno di un rito di sangue e di catarsi, di un capro espiatorio esemplare, offerto in sacrificio per i nostri vizi e peccati nazionali.
La terza via tra il paradiso dell'archiviazione e l'inferno della dannazione è il purgatorio del rinvio. Se conosco bene il mio paese, è la via nostrana per eccellenza, siamo un paese di rimandi e rimandati, preferiamo lunghe attese a irreparabili giudizi, siamo un paese d'anticamera e rinvio. Allora torno all'improbabile ottimismo di partenza e lo giustifico con un ragionamento extragiuridico, solo sulla base degli effetti. Qualunque decisione tra le due prenderà la magistratura, l'accoglienza sarà la stessa a parti invertite: il paese si spaccherà in due, in tre, in cinque parti. E se sceglierà il rinvio, tutti, tirando un sospiro di sollievo, biasimeranno la decisione. Ma se sceglierà di chiudere la partita neutralizzando la sentenza di condanna, l'opinione pubblica si dividerà come nel caso opposto, però la vita pubblica, la realtà del nostro paese, ne avrà un beneficio immenso. Si potrà procedere all'eutanasia della seconda repubblica e alla nascita della terza repubblica, sperando che sia meglio delle due precedenti. Sarebbe la soluzione migliore per l'Italia e per gli italiani. Perciò, deduce lo spirito maligno, sarà scartata. Vogliono un finale alla Moretti, Nanni o Mario (delle Br) scegliete voi.

segue a pagina 3

Fazzo a pagina 3

di Marcello Veneziani

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica