
Gli antifascisti non nascondono più la propria violenza e sono usciti allo scoperto rivendicando, ancora una volta, un assalto alla targa in ricordo di Norma Cossetto per la seconda volta in poche settimane, sradicandola e mettendola a testa in giù. Stanno sollevando la testa certi di avere una sorta di copertura politica per queste azioni, che non possono essere derubricate a semplici bravate ma sono rigurgiti d'odio alla luce del sole. "Come la Resistenza Palestinese combatte strenuamente il sionismo, nei nostri quartieri non dobbiamo abbassare l'odio di classe! Nessuno spazio al revisionismo fascista. Fischia ancora il vento!", si legge nella nota condivisa sui social dal movimento "Genova Antifascista".
Per chi non lo sapesse, Norma Cossetto studentessa istriana, originaria di Visinada, che fu uccisa dai partigiani jugoslavi nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, dopo essere stata seviziata e gettata in una foiba. Nel 2005, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le conferì una Medaglia d'oro al merito civile alla memoria con le parole: "Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio". Cosa è successo alla sinistra italiana, che da Ciampi che parla di "amor patrio" riferendosi a Norma Cossetto è passata alla richiesta di "non abbassare l'odio" nei confronti della stessa studentessa?
Ad agosto la stessa targa era stata ugualmente sfregiata, sempre dallo stesso gruppo al grido di "No foibe no party". In quell'occasione la targa è stata rimossa dagli antifa, che a chi fa loro notare che è sbagliato parlare d'odio rincarano la dose sostenendo che "i fascisti capiscono un solo linguaggio". E non è forse un caso che solo pochi giorni fa durante un Consigli comunale di Genova, in presenza del sindaco Silvia Salis, un consigliere di maggioranza del Partito democratico si è rivolto a una collega di opposizione, iscritta a Fratelli d'Italia, ricordandole:"Vi abbiamo già appeso a testa in giù una volta".
L'esponente del Pd si è poi scusato, il sindaco Salis si è dissociata, ma quel che è detto non può essere cancellato, resta e alimenta l'odio. Come dimostrano le "squadracce" antifasciste che ormai spadroneggiano in tutte le città. E sembrano cadere nel vuoto gli appelli ad abbassare i toni.