Politica

I giovani turchi contro Renzi: "Pensa alla sua convenienza". E lui va a pranzo con Briatore

Nel Pd continuano le imboscate. Renzi: "Ogni volta che parlo succedono casini...". E Letta: "Anch'io tifo per Matteo, anche se è fiorentino"

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi durante la presentazione del suo libro
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi durante la presentazione del suo libro

Dopo le polemiche che hanno accompagnato le sue parole nei giorni scorsi, Matteo Renzi sceglie di non commentare il via libera del Consiglio dei ministri al ddl sui rimborsi elettorali e si concede, lontano dalle telecamere e dagli obiettivi delle macchine fotografiche, un pranzo con Flavio Briatore. Ma il Pd è incandescente e lo scontro che è andato in scena per tutta la settimana non è ancora terminato. Troppo, però è stato detto e troppi sgarbi sono stati fatti per metterci una pietra sopra. Tanto che, ascoltando le dichiarazioni di fiele pronunciate dai "giovani turchi" nelle ultime ore, è facile presupporre che sgambetti, imboscate e pugnalate alle spalle andranno avanti fino al congresso.

"La cosa più importante adesso è aiutare a ricostruire il Pd, il che è cosa ben diversa dall’andare a presentare un libro in giro per l’Italia. Temo che ci sia qualcuno che cerca di vivere una fase così delicata del partito come gli conviene", ha dichiarato Matteo Orfini attaccando il sindaco di Firenze dalle colonne del Corriere della Sera. Come stanno facendo tutte le anime del piddì, anche i "giovani turchi" stanno scaldando i motori preparandosi alla sfida finale. Ieri la componente dem, che fa capo a Matteo Orfini e Stefano Fassina, si è riunita nella sala Berlinguer alla Camera dopo aver chiamato a raccolta i parlamentari e tutti gli uomini di cui dispone negli enti locali e negli organismi dirigenti periferici. "Non vogliamo fare i 'commentatori' come fa Renzi, ma chiediamo una riflessione sulla politica, non sulla carta di identità - ha detto Orfini - il congresso si deve tenere a ottobre senza rinvii e servono primarie aperte. Dalla direzione di martedì ci aspettiamo da Epifani un segnale forte di discontinuità, che è l’unica cosa che gli abbiamo chiesto, e la definizione del percorso congressuale". Insomma l’attesa è quella dell'azzeramento dell’attuale segreteria.

Intanto il sindaco di Firenze non perde occasione di lanciare bordate contro il premier Enrico Letta. In giro per l’Italia per il lancio del libro Oltre la rottamazione, Renzi ha pranzato con Briatore in un ristorante a Firenze. Secondo il Corriere fiorentino, a organizzare il faccia a faccia sarebbe stato Lucio Presta, manager di Roberto Benigni, in ottimi rapporti con il primo cittadino di Firenze. "Quando il Pd vincerà, sarà come lo vogliamo noi", ha spiegato, ieri sera, l'ex rottamatore durante la tappa partenopea. Qualcuno, dal pubblico, gli ha urlato: "Perché non prendi in mano il partito?". Una domanda che, nelle ultime settimane, si stanno chiedendo molti elettori democratici. "Non sono interessato a tutto il gioco delle trappolone politiche romane", ha assicurato Renzi rispondendo ai cronisti che gli domandano se stia studiando da segretario del Pd. Tuttavia, dopo averlo escluso per mesi, ha inziato a riflettere seriamente sull’opportunità di scendere in campo al congresso di ottobre. Con Letta a Palazzo Chigi, l’ex rottamatore vede allontanarsi la corsa per la candidatura a premier alle prossime elezioni; da segretario avrebbe maggiore spazio di manovra. Tutto, però, dipende dalle regole del gioco e, in particolar modo, se la poltrona del segretario sarà diversa da quella del candidato a Palazzo Chgi. Renzi, va da sé, punta a prendersele entrambe perché sa che diventare presidente del Consiglio senza avere in mano la segreteria è come sedere su una polveriera pronta a saltare in aria.

La decisione non è stata ancora presa. Parlando coi suoi, però, il sindaco di Firenze avrebbe apertamente ventilato la possibilità di candidarsi. Del resto la richiesta gli era arrivata da molti dei parlamentari a lui vicini, consapevoli del pericolo di rimanere schiacciati da un lato dall’asse governativo Letta-Franceschini e dall’altra dalla nuova maggioranza che uscirà dal congresso. La partita resta ad alto rischio. L’elezione di Renzi alla segreteria sarebbe una spallata al governo e alla fine potrebbe ritorcersi contro di lui.

"Io sono il primo tifoso di Matteo - ha detto Letta nel tentativo di smorzare i toni - ha solo il difetto di essere di Firenze mentre io sono di Pisa".

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