I giudici all'Ilva: «Impianti al minimo, inquinate troppo»

TarantoSe non è lo stop, poco ci manca. Dalla prossima settimana, infatti, l'Ilva di Taranto dovrà rallentare la produzione al minimo. Il motivo: consentire l'adeguamento degli impianti posti sotto sequestro il 26 luglio scorso nell'ambito dell'inchiesta sul disastro ambientale che si è abbattuto su Taranto nel corso degli anni. La decisione è stata messa nero su bianco dalla procura in una direttiva consegnata ai custodi giudiziari. Ma a breve l'atto sarà anche trasmesso al presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, che ieri ha partecipato a un dibattito a Bari con il ministro dell'Ambiente Corrado Clini e il commissario europeo Antonio Tajani.
Per il più grande stabilimento siderurgico d'Europa si apre quindi una fase particolarmente delicata e gli scenari si fanno sempre più preoccupanti. Nel documento della procura si ricorda tra l'altro che il sequestro degli impianti dell'aria a caldo è senza facoltà d'uso: in buona sostanza non possono essere utilizzati a fini produttivi, come del resto è precisato nel decreto di sequestro confermato dal tribunale del Riesame. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: non è possibile adeguare gli impianti dal punto di vista della tutela ambientale e nello stesso tempo produrre acciaio. Ecco perché questo nuovo colpo di scena nella vicenda dell'Ilva fa tremare una volta di più gli oltre 11mila operai dello stabilimento oltre ai 2mila dell'indotto. I sindacati non nascondono le proprie preoccupazioni e temono per le ricadute occupazionali. Timori che potrebbero prendere consistenza di fronte a un crollo verticale e improvviso dell'attività del colosso industriale che incombe sulla città.
Il ministro Clini è preoccupato: «Se chiude il più grande centro siderurgico d'Europa, in una situazione critica nel settore dell'acciaio a livello europeo, abbiamo qualcuno che fa festa.

E sui grandi gruppi industriali: «Sono poteri molto forti, come tutti sanno. Non possiamo essere candidi come le colombe: abbiamo bisogno di avere anche l'astuzia del serpente». Il presidente dello stabilimento, Ferrante, dice comunque di non aver perso le speranze.

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