I lealisti: riparare il torto alla Biancofiore

Si sfoga con Berlusconi che però rinuncia al braccio di ferro con Alfano

I lealisti: riparare il torto alla Biancofiore

Roma - Un'ora di faccia a faccia ad Arcore, con Berlusconi, da «mobbizzata» del governo Letta-Alfano. Unico falco berlusconiano tra i membri del governo in quota Pdl (cinque ministri, due viceministri e dieci sottosegretari) che avevano rimesso al premier Letta il loro incarico, uniche dimissioni accettate. Sarà un caso? «Ho accettato le dimissioni del sottosegretario Biancofiore perché dopo che i ministri le avevano ritirate lei le ha mantenute» spiega il premier («mi fa sorridere», risponde la bionda deputata Pdl).
Che Letta non la gradisse nella compagine del suo governo si era intuito da subito, quando – al terzo giorno di vita dell'esecutivo – il presidente del Consiglio le aveva tolto le deleghe alle Pari opportunità, per le sue posizioni politically incorrect sulla lobby gay, spostandola alla Pubblica amministrazione. Ma stavolta l'ex sottosegretario Michaela Biancofiore non trasloca da un ufficio all'altro di Palazzo Chigi, lo lascia proprio. «Quello di Letta è puro mobbing politico, condiviso con il segretario del Pdl» ruggisce l'altoatesina, che sembra avercela più col vicepremier Alfano che col premier. Di questo la Biancofiore ha parlato direttamente con Silvio Berlusconi, con cui si è sfogata indicando negli alfaniani del Pdl l'origine della sua defenestrazione dal governo. In questo momento però la parola d'ordine del Cavaliere è «unità» dentro il partito, quindi nessun braccio di ferro con Angelino Alfano. L'ala dei lealisti però difende la Biancofiore e vuole una riparazione per il torto subito. Il capogruppo Brunetta, in una lettera a Dagospia, si schiera con l'ex sottosegretario «licenziata senza ragione alcuna da Enrico Letta» e offre una spiegazione dell'accaduto: «perché troppo berlusconiana? Certo che sì».
Dal partito arrivano comunicati di solidarietà, ma molto diversi tra loro.

Si va dal «sostegno» di Cicchitto ai dubbi di Schifani sulla correttezza dell'operazione («Mi auguro che nel prossimo Consiglio dei ministri si chiarisca la vicenda perché non aver respinto quelle dimissioni è un atto inaccettabile») fino all'attacco frontale di un'altra pasionaria azzurra, Alessandra Mussolini, uno dei pochi senatori Pdl che non ha votato la fiducia a Letta: «Letta e Alfano cominciano a far cadere le prime teste berlusconiane, a cominciare dalla collega Biancofiore, unico (per il momento) capro espiatorio di un governo che ha due pesi e due misure. Mi aspetto che il segretario del centrosinistra, pardon! centrodestra, Alfano, si imponga affinché la Biancofiore possa rimanere a far parte della compagine governativa».

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