Politica

«I mercati? C'è ancora margine per crescere»

Fotografia di un paese affamato. Tocca farlo. Nel punto più basso della vita economica del Paese, tocca domandarsi come sia possibile che un governo come quello dei Professori, nella prima domenica di un agosto, arroventato dalla crisi, se ne esca all'unisono sui giornali dicendo che va tutto bene. Per cominciare, va riassunto un anno di vita del ceto medio, passato, tanto per riassumere cifre da disastro, dal risparmio all'indebitamento familiare.
Il 5 agosto del 2011, era un venerdì, la Banca centrale europea inviava all'Italia una letteraccia in cui intimava all'allora governo Berlusconi di fare i compiti a casa, cambiando così il corso del governo stesso, e delle tasche del Paese. Allora, milioni di italiani appresero la notizia leggendo i giornali sotto l'ombrellone. Un anno dopo, il 5 agosto era ieri, domenica, gli stessi milioni di italiani i giornali li hanno letti sul divano di casa loro, ché dopo un anno di balzelli e aumenti e crediti mai riscossi persino dallo Stato, partire costava troppo, e così non sono partiti. E ci hanno letto mica la presa di coscienza che il Paese ha rinunciato a farsi un bagno perché a bagno c'è già. Ma l'ottimismo di mezzo governo.
Dicono gli analisti del lettino vuoto (psichiatrico o balneare poco importa, in tempi di cinghia tirata sono deserti entrambi), che le letture in cui ci rifugiamo raccontano certe stagioni. Dev'esser per questo, allora, se in questa estate da addivanati la lettura più gettonata per milioni di italiani sia la trilogia erotica Cinquanta sfumature di grigio e poi di nero e poi di rosso, di E.L. James. Dev'essere che le pratiche sadomaso, almeno quelle sono gratuite, e uno se le può gestire, anzi, è meglio che se le gestisca a casa propria, con le persiane chiuse a preservare la privacy e, a un tempo, a far credere al vicino che sei alle Maldive, o che non hai venduto la casa in campagna per colpa dell'Imu.
A leggere i giornali di ieri il collegamento era evidente e stava tutto in quelle cinquanta sfumature di ottimismo che un ministro qua e uno là hanno propinato agli addivanati. La prima campeggiava in prima pagina sul Corriere della Sera, in perfetta fase «dominazione-sottomissione»: ma quale scudo anti-spread, «possiamo farcela da soli» e «non diventeremo sudditi dell'Europa», avvisava trionfale Antonio Catricalà, potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Rassicurando poi i dipendenti pubblici: «Non ci saranno tagli alle retribuzioni e non toccheremo le tredicesime».
Bontà sua, peccato che poi sia stato il ministro della Funzione pubblica Antonio Patroni Griffi a parlare al TgCom24 di migliaia di esuberi nella pubblica amministrazione. Ed eccolo il sadomasochismo: chi resta non ci perde un soldo, basterà far fuori gli altri. Ma anche lì, Patroni Griffi ha dato la sua pennellata di positività, spiegando che «i 24mila esuberi sono da disaggregare: 11mila riguardano l'amministrazione statale, è la fotografia dell'esistente, ciò non significa che saranno effettivi». Non chiarissimo, ma è inutile dannarsi per capire, tanto ha spiegato il ministro che prima del 31 ottobre le cifre esatte non le saprà lui, figurarsi noi. E poi sul fronte lavoro ci si potrà sempre affidare alla Elsa, che ieri dalla prima pagina della Stampa non ha detto mezza parola sugli esodati, che fra un lavoro lasciato e una pensione persa hanno venduto pure la macchina. Però s'è dilungata sulla sua riforma, quella che avrebbe dovuto eliminare l'articolo 18 e, invece, lo ha solo passato ai giudici del lavoro, ma sulla quale il ministro Fornero ha detto che vabbè, i risultati non si sono ancora visti, ma «bisogna darle il tempo di vivere». E, insomma, aprite il capitolo alla voce erotica «Bondage», quella del castigo con le manette, e siate fiduciosi. Lei almeno lo è, anche perché tanto poi saranno i politici a dover gestire la fase successiva ai tecnici, e infatti Fornero invita lorsignori a essere «credibili e a fare scelte lungimiranti», perché «oggi le condizioni non ci sono», ma «finita l'emergenza» toccherà attraversare «il sentiero stretto» di «ridurre il carico fiscale sui più deboli».
La luce in fondo al tunnel del rigore, insomma. Lo diceva anche Corrado Passera sul Sole24Ore, che «a settembre ci sarà un nuovo pacchetto per la crescita», avvertendo poi che non ci saranno «mai più casi di blocco ingiustificato dei grandi investimenti industriali». Un ottimismo quasi visionario, nel Paese dei veti, ma il ministro dello Sviluppo, ormai lanciato come Mr e Mrs Gray nella trilogia, incurante di una realtà fatta di gente che lavora solo per pagare debiti e bollette, in un tripudio di ottimismo ha aggiunto che l'Italia non chiederà «aiuti come un Paese che non ce la fa a garantire i propri fabbisogni di finanza pubblica», perché «ha fatto tutto ciò che andava fatto per essere padrona di se stessa e ha conti solidi».
E poi vabbè, l'Ue ancora ci chiede le riforme, ma lì persino il Guardasigilli Paola Severino su Repubblica ha dipinto la sua sfumatura di rosa sulla spinosa corruzione, promettendo uno sprint senza eguali a settembre. A quel punto, gli addivanati avevano probabilmente già rinunciato alla lettura dei giornali, e riaperto la trilogia. Libro terzo, 31 milioni di copie: «Mrs Grey...

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