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I Prof si rimangiano tutto. A luglio la stangata Tares

Il governo non rinvia l'entrata in vigore della nuova imposta sui rifiuti. Nulla di fatto anche per i pagamenti della Pubblica amministrazione

I Prof si rimangiano tutto. A luglio la stangata Tares

Roma - Immersi in una sorta di cupio dissolvi, Mario Monti e i suoi ministri si avviano a chiudere l'infelice esperienza di governo nel segno del rinvio. Rinviati a un prossimo provvedimento i pagamenti alle imprese da parte della Pubblica amministrazione, rinviata ogni decisione sulla Costa Concordia, rinviata la nuova normativa sulla golden share, e rinviato - scusate il gioco di parole - il rinvio della Tares, la nuova pesante imposta sui servizi comunali, dai rifiuti all'illuminazione pubblica, il cui pagamento è fissato per il primo luglio.

Dalla Tares i Comuni dovrebbero incassare quest'anno circa 8 miliardi di euro, due miliardi in più rispetto alle vecchie Tarsu e Tia.Nel 2002 le famiglie italiane pagavano in media 124 euro per la tassa sui rifiuti, nel 2012 l'importo ha raggiunto i 327 euro. Con la nuova Tares si supereranno i 400 euro. Una famiglia di tre persone che abita in un appartamento di 120 metri quadrati dovrebbe pagare, secondo i calcoli del Sole 24 Ore, 414 euro. Per i nuclei familiari da cinque componenti in su, l'aggravio medio sarà del 30%. Vale inoltre la pena di ricordare che anche l'Imu dovrebbe coprire i costi che i Comuni sopportano per assicurare i servizi cosidetti «indivisibili» (asili nido, trasporto scolastico, illuminazione pubblica, anagrafe, manutenzione delle strade e così via). Dunque, i cittadini pagano due volte per lo stesso servizio.

L'entrata in vigore dell'imposta, varata da Monti con il decreto «salva Italia», era prevista per i primi mesi di quest'anno, ma è stata rinviata a luglio per motivi squisitamente elettorali. Ma ora tutti i nodi vengono al pettine: la Tares arriva insieme alla prima rata Imu 2013 (ormai già maggiorata) e al temuto aumento dell'Iva ordinaria dal 21 al 22%. Un «concentrato di scadenze esplosivo», lo definisce il segretario della Cgil Susanna Camusso, che forse ora incomincia a capire che di tasse troppo alte si può anche soffocare. È sintomatica anche l'agitazione dei parlamentari del Pd: «L'applicazione della prima rata Tares va immediatamente sospesa - chiede un grupo di senatori democrat - : il governo deve tener conto della ferma opposizione degli enti locali, ed alleggerire un carico che risulterebbe insopportabile per famiglie e imprese». Paolo Gentiloni, candidato Pd a sindaco di Roma dice che «l'aumento sarebbe insopportabile per la città più tartassata d'Italia, già a livelli record per Imu, Irap e addizionale regionale Irpef».

In realtà, il provvedimento aggiunto «fuori sacco», come si dice in gergo, al Consiglio dei ministri di ieri, avrebbe rappresentato un sollievo parziale per le tasche dei cittadini. Il rinvio al 2014 della Tares - e il mantenimento in vita per quest'anno della Tarsu e della Tia - previsto nella bozza non approvata tocca solo la componente rifiuti, ma non il finanziamento degli altri servizi. Nel migliore dei casi, ci sarebbe stato comunque un aggravio complessivo di circa un miliardo. I contribuenti avrebbero dovuto versare la rata Tarsu-Tia fra aprile e maggio, e i Comuni avrebbero potuto incominciare a pagare le imprese di smaltimento rifiuti prima dell'estate, evidando così i rischi di blocco dei servizi.
In ogni caso, il rinvio della Tares al 2014 è stato accantonato, e probabilmente la patata bollente finirà nelle mani del prossimo governo. Il decreto preparato dal ministro dell'Ambiente per disinnescare la mina-rifiuti non ha ottenuto ieri il via libera in Consiglio. Monti appare deciso a lasciare al suo successore i dossier aperti, incurante delle proteste che provengono ormai da ogni parte.

«Non vedo l'ora di essere sollevato dall'incarico», ha detto il premier alla Camera.

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