La convinzione dei renziani in Parlamento è che il fuoco amico sia partito addirittura su imbeccata di Bersani e Letta, capicorrente che a Telekabul, la terza rete Rai in quota Pd, esprimono rispettivamente la direzione del Tg3 e la direzione di rete. Tra i più agguerriti, dicono i rumors, ci sarebbe l'uomo di Renzi in vigilanza Rai, Michele Anzaldi (già portavoce di Rutelli ai tempi dell'Ulivo), anche se la dichiarazione ufficiale è partita da Lorenza Bonaccorsi, renziana della commissione Telecomunicazioni della Camera: «Che succede alla terza rete del servizio pubblico? I telespettatori hanno assistito a trasmissioni e notiziari di tutte le fasce orarie che hanno dato massima risonanza a singoli senatori del Pd, fino a ieri sconosciuti al grande pubblico, divenuti improvvisamente di grande interesse per le critiche preventive al nuovo governo, a cui pure hanno votato sì in aula». Troppo spazio alla minoranza di Pippo Civati o alle staffilate del senatore bersaniano Miguel Gotor; troppo tempo speso sull'abbraccio Bersani-Letta alla Camera, l'immagine simbolo della fronda anti Renzi dentro il Pd. Anche nei programmi di approfondimento giornalistico di Raitre, lamentano i renziani, dove pure si dà conto di sondaggi alti di gradimento per Renzi, si insiste troppo su polemiche, liti e critiche alla nuova squadra governo. Pessimismo e sfiducia preventiva verso l'esecutivo del segretario Pd, per giunta dalla rete Rai appaltata al Pd, da Telekabul. Non si dà pace la renziana Bonaccorsi: «La maggioranza dei cittadini ha aspettative positive dal governo Renzi. Dal servizio pubblico, e da Raitre in particolare, è lecito attendersi maggiore attenzione alle attese delle persone, invece di speculare su polemiche da vecchia politica».
I mal di pancia sono iniziati con l'ospitata di Gianni Cuperlo a In 1/2 h a inizio febbraio, e continuati con la visione di altri programmi di RaiTre e del Tg3, con cui già c'erano state scintille. Proprio il renziano Anzaldi accusò il Tg3, nella sera delle primarie Pd stravinte dal sindaco, di non aver dato la linea ai «giornalisti pronti a Firenze per il collegamento col tg delle 20, tra lo stupore dei colleghi». Ora che Renzi non è più solo segretario Pd ma anche premier, la Rai resta disegnata sui precedenti equilibri, a lui sfavorevoli. Un cambio di direzioni, assicurano fonti di Viale Mazzini, non sarebbe però all'ordine del giorno, anche se tutto può succedere, specie coi ritmi di Renzi: «Ha fatto le scarpe a Letta in due giorni, può anche cambiare le direzioni Rai in quattro e quattr'otto». Per farlo bisogna passare dal direttore generale e dal Cda Rai, entrambi non espressione del nuovo corso renziano, e in scadenza tra più di un anno. Anche perché i due consiglieri di centrosinistra, Colombo e la Tobagi, non sono neppure espressione del Pd in senso stretto, e - si dice - non proprio fan di Renzi. Molto dipende dal destino di Gubitosi, in corsa per il nuovo giro di nomine nelle partecipate pubbliche.
Se il direttore generale Rai sarà nominato in un ente ancora più prestigioso, Renzi avrebbe mano libera per mettere uno dei suoi (il nome più quotato è quello di Luigi De Siervo, capo della Direzione commerciale Rai, renziano da tempi non sospetti) e di conseguenza partirebbe la giostra delle direzioni (per il Tg3 i bookmaker si
esercitano già sui nomi, tutti femminili: Botteri, Maggioni, Gaia Tortora del TgLa7). Altrimenti, sarebbe Gubitosi a dover soddisfare i desiderata del nuovo premier. Che partirebbe proprio dalla rottamazione di Telekabul...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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