«Per i rettori limite di due mandati»

Senatore Giuseppe Valditara, segretario della commissione Istruzione pubblica di Palazzo Madama, il Pdl ha chiesto l’avvio di una indagine conoscitiva per disporre dei dati che consentano di razionalizzare la spesa delle Università.
«È necessario capire dove sono gli sprechi da eliminare e bisogna incoraggiare gli atenei a un uso virtuoso delle risorse. Si tratta di un’azione in due tempi: l’anno prossimo il risanamento e a partire dal 2010 il rilancio, anche degli investimenti in ricerca».
Il problema è che i tagli previsti dalla Finanziaria hanno ricevuto un’accoglienza negativa.
«Per il 2009 saranno assolutamente modesti e comunque vedremo di recuperare qualche risorsa per il diritto allo studio. I tagli previsti per il 2010 e per il 2011, allo stato attuale sono virtuali perché dovranno essere confermati dalla prossima manovra e, personalmente, credo che quelle cifre vadano riviste».
Vi è giunta qualche indicazione su come il governo intenda muoversi?
«Ci sono diverse riforme da portare avanti dal reclutamento al governo delle università ai dottorati e le grandi riforme si fanno con un disegno di legge. Anche perché ci sono molti rettori che sono pronti a cambiare un sistema che non funziona».
Ma come si effettueranno i cosiddetti «tagli selettivi»?
«Bisognerà individuare dei parametri opportuni. Ad esempio, non penalizzando quegli atenei che hanno un corretto rapporto tra spese e fondo di finanziamento ordinario e che rappresentano centri di eccellenza per la ricerca. Per questo motivo, il ministro Gelmini sta mettendo a punto un sistema di valutazione dei risultati che è di fondamentale importanza».
E per chi non rispetta i parametri?
«È opportuno prevedere il blocco delle assunzioni per le università che non rispondono a questi criteri. Si potrebbe anche riprendere una mia proposta del 2006: piani pluriennali di rientro per le università indebitate. Se gli impegni, non venissero rispettati, si può anche stabilire una riduzione dei finanziamenti».
La trasformazione delle università in fondazioni è anch’essa oggetto di polemiche.
«Abbiamo bisogno di un governo più efficace con una distinzione tra consigli di amministrazione e senato accademico. E poi sarebbe importante limitare a due i mandati dei rettori di modo che non si creino centri di potere e personalismi. Le fondazioni sono un’opportunità e il sistema deve essere perfezionato. Ma al Pd ricordo che questa proposta era contenuta nel loro programma e che la Provincia di Trento si è già mossa in questa direzione».
E del sistema dei concorsi con i vincitori predeterminati cosa dice?
«Sui criteri concorsuali dovrà decidere il ministro. A regime, con la riforma del reclutamento, si potrà predisporre una lista di idoneità a numero chiuso dalla quale attingere. Certo, il meccanismo dei concorsi locali con commissioni composte da un membro esterno e due interni ha funzionato male. Allo stesso modo, la riforma del “3+2” ha prodotto un abbassamento della qualità e una proliferazione dei corsi di laurea che hanno raggiunto quota 5.500».
Qual è, in questo caso, il problema principale?
«Oggi, che si lavori o non si lavori, i docenti prendono lo stesso stipendio.

Bisogna individuare un meccanismo in base al quale le università chiamino i migliori e non i “figli di”. Inoltre bisogna erogare i finanziamenti non solo sulla base degli iscritti e cercare di creare un circolo virtuoso».

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