Politica

Ma i tecnici in che Paese vivono?

Pioggia di dichirazione dei tecnici per rassicurare gli italiani che il peggio è alle spalle e la crisi è passata. Ma è davvero così? Purtroppo i dati dicono tutt'altro...

Il premier Mario Monti e i ministri Elsa Fornero e Corrado Passera
Il premier Mario Monti e i ministri Elsa Fornero e Corrado Passera

Ma in che Paese vivono questi tecnici? Ostentano ottimismo, giurano che senza di loro sarebbe stato molto peggio (anzi: assicurano che la crisi economica è ormai alle spalle) e vogliono far credere agli italiani di aver salvato il Paese dal baratro. Ma è davvero così? Purtroppo basta scorrere gli ultimi dati forniti dall'Eurostat o dalle associazioni di categoria che non è affatto così: la disoccupazione è quasi al 10% (dati Ocse), i consumi sono ai livelli del Dopoguerra (dati Confcommercio) e il pil è pericolosamente in recessione (-0,8% nei primi sei mesi del 2012), mentre la pressione fiscale è arrivata al 55%. Insomma, lontani dal voler fare dell'allarmismo inutile, stando ai dati la crisi economica sembrerebbe tutt'altro che alle spalle.

È da un po' di tempo che il disco rotto del governo stona musichette di finto ottimismo. "Il peggio è passato", "Si vede la fine del tunnel", "La crisi economica è alle spalle" e via discorrendo. La "fase due" di rilancio economico non è nemmeno partita, le tasse e i nuovi balzelli non hanno fatto altro che strozzare i risparmi dei contribuenti italiani, il mercato del lavoro ha continuato a bruciare posti. Il miracolo non c'è stato. Eppure il governo vorrebbe far credere agli italiani (elettori) che il sistema Italia è stato salvato, che adesso sono tutte rose e fiori, che l'economia è solida. Domenica pomeriggio, al Meeting di Comunione e Liberazione, il presidente del Consiglio Mario Monti si è detto convinto che oggi il Paese si trova in una situazione migliore di quella in cui versava lo scorso anno. E individua un "miracolo quotidiano" nella coesione dimostrata dai partiti che sostengono il suo governo. Non è il solo. Il ministro del Welfare Elsa Fornero, in una lunga intervista alla Stampa, rivendica per il proprio esecutivo il merito di aver salvato il Paese dal baratro e invita le imprese a fare il prossimo passo e investire maggiormente nel sistema Italia. Oggi, il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera - sempre dal Meeting di Rimini - ha rilanciato assicurando che si intravede già la fine del tunnel. Una ventata di ottimismo per convincere i mercati oppure anche i tecnici sentino odore di elezioni?

I dati economici dipingono, infatti, un'Italia diversa da quella che il governo Monti vorrebbe farci credere. La crisi gobale che dura ormai da cinque anni ha profondamente mutato il mercato del lavoro nel Belpaese. Secondo l'Eurostat, infatti, lavora soltanto un italiano su tre: su 60,8 milioni di persone solo 22,3 sono regolarmente impiegate. Entro l'anno prossimo, infatti, la disoccupazione arriverà quasi a quota 10%, mentre quella giovanile (già da tempo) si aggira intorno al 30%. Percentuali da capogiro se vengono messe vicine alla crisi dell'industria e, in particolar modo, del comparto dell'auto. Da tempo, infatti, il pil italiano è in zona recessione. E ancora: a giugno il debito pubblico ha sfiorato la soglia psicologica di 2mila miliardi di euro (1.972,9 secondo i dati della Banca d'Italia). Intanto i contribuenti mettono mano ai portafogli e pagano il conto allo Stato: una pioggia di tasse, imposte e balzelli sono stati introdotti dal governo dei tecnici. Dall'Imu ai rincari sulle bollete, dalle accise sulla benzina alle addizionali (regionali e comunali) sull'Irpef.

Il risultato? I consumi sono ai livelli del Dopoguerra.

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