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Ilva, i 1.800 lavoratori in amministrazione straordinaria "non rientreranno più in fabbrica"

Duro scontro tra Fratelli d'Italia e 5 Stelle. Domani arriva Elly Schlein

Ilva, i 1.800 lavoratori in amministrazione straordinaria "non rientreranno più in fabbrica"

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Ilva, i 1.800 lavoratori in amministrazione straordinaria "non rientreranno più in fabbrica"

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Mentre domani il segretario del partito democratico Elly Schlein sarà a Taranto alla Festa dell’Unità, oggi nella città di Ilva si sono scontrati duramente il parlamentare di Fratelli d’Italia Dario Iaia e il senatore Mario Turco, vicepresidente dei 5 Stelle ed ex sottosegretario di Giuseppe Conte. L’incontro, è avvenuto in occasione di una riunione del sindacato di base Usb, che a Taranto ha sostenuto i 5 stelle, il sindaco Melucci del Pd, e Michele Emiliano.

Nonostante questo, l’onorevole Iaia ha ugualmente partecipato al dibattito, pur sapendo che Usb propone una piattaforma non condivisa dai sindacati confederali dei metalmeccanici. E che oggi chiede un incentivo all’esodo più alto di quello accettato nel 2018 superando l’accordo “a scalare” per chi nel frattempo ha percepito cassa integrazione straordinaria e integrazione salariale.

La motivazione dell’incontro odierno è che, secondo l’accordo sindacale firmato al ministero con Di Maio a settembre 2018, era previsto da agosto 2023 il reintegro in azienda dei 1.800 lavoratori rimasti in cassa integrazione sotto Amministrazione Straordinaria in attesa di essere tutti assunti da ArcelorMittal entro il 2027 (mentre quello costruito da Calenda prevedeva il loro reimpiego in una newco con Invitalia, ma i sindacati non vollero firmarlo per paura degli esuberi). Ma dopo un mese da quella scadenza, di quelle assunzioni non c’è traccia.

Un operaio durante il dibattito ha chiesto al senatore Mario Turco se è vero che quei lavoratori non sono stati reintegrati a causa del nuovo contratto firmato a marzo 2020 per volere del governo Conte bis, che di fatto annullava il precedente accordo sindacale. Il senatore Mario Turco ha risposto che non è vero, che quel contratto non è stato firmato da Conte ma da Invitalia e ArcelorMittal. Ma davvero qualcuno può pensare che Invitalia firmi un contratto che prevede l'ingresso pubblico in una società contro il volere del governo? A smentire il senatore 5 Stelle ci sono i comunicati stampa ufficiali del premier Conte e dei ministri Gualtieri e Patuanelli di quei giorni, che se ne prendevano i meriti.

Turco dice anche che lui è un tecnico, e quindi sa che “gli accordi giudici sono pubblici”. E allora perché non pubblica gli accordi parasociali, anche quelli firmati a marzo 2020, sotto il governo Conte? Ad oggi sono ancora segreti, ma l’attuale ministro Adolfo Urso ha detto che se il parlamento glieli chiede è costretto a renderli pubblici, sia quello del 2020 che quello di modifica, firmato, col suo volere, nel 2023. Ma ad oggi nessun parlamentare, neppure il senatore Mario Turco, ha chiesto al ministro (né attuale, né ai precedenti) di pubblicare gli accordi parasociali.

Infine il grillino Turco ha detto che in ogni caso "il nuovo contratto non può modificare il precedente accordo sindacale", che prevedeva il reintegro dei 1800 lavoratori Ilva in as, dal momento che "il precedente prevedeva modifica solo previo accordo sindacale". Ma Turco omette che con il nuovo contratto di marzo 2020 (governo Conte) non è più ArcelorMittal il gestore della fabbrica, ma Acciaierie d’Italia, che è una nuova società partecipata dallo Stato. E quindi il vecchio accordo non vale più essendo cambiato il gestore. Altrimenti, perché, dopo un mese, nessuno di quei 1.800 ha fatto ricorso?

A quel punto è intervenuto l’onorevole di Fratelli d’Italia Dario Iaia, che, per la prima volta, ha detto ciò che tutti sapevano, ma finora nessuno ha mai avuto il coraggio di ammettere: "Quei lavoratori oggi in cassa integrazione sotto amministrazione straordinaria, non torneranno mai più in fabbrica".

L'onorevole Iaia ha ricordato ai presenti, e a Mario Turco, che alla cancellazione del precedente contratto, e quindi dell’accordo sindacale, si è arrivati quando, dopo che i 5 stelle avevano cancellato lo scudo penale (senza chiudere Ilva come avevano promesso in campagna elettorale), ArcelorMittal annunciò di abbandonare l’azienda. A quel punto Conte prima annunciò “la causa del secolo”, poi resosi conto che l’avrebbe persa poiché l’accordo era stato modificato unilateralmente, preferì far entrare lo Stato in società con ArcelorMittal. Senza che, da allora, si siano visti avanzamenti produttivi e occupazionali, anzi, mettendo in cassa integrazione con accordo firmato prima dal ministro Orlando, e poi Calderone, anche 3.000 lavoratori Acciaierie d'Italia.

“Se è per togliere lo scudo penale sono contento” ha ammesso alla fine Mario Turco di fronte a parte di quei 1800 lavoratori Ilva che non torneranno mai più a lavoro.

Anzi, ha detto Turco “gli esuberi saranno 5 mila, e servono 5 miliardi”. E ai lavoraotri quando glielo dicono? O, abolito il reddito di cittadinanza, pensano di tenerli tutti in cassa integrazione straordinaria a vita?

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