Imu alla Chiesa, Monti avvisa "Le scuole non pagheranno"

Il premier in commissione al Senato spiega l'applicazione della nuova Ici: "Niente è dovuto dagli istituti senza fini commerciali". Soddisfatti i vescovi

Imu alla Chiesa, Monti avvisa "Le scuole non pagheranno"

Roma - Monti arriva in Senato e, caso più unico che raro, interviene in commissione in sede referente. Accompagnato dal presidente Renato Schifani, che fa notare l’eccezionalità dell’evento, il premier risponde: «Succede anche questo...». È un Monti di buon umore quello che varca palazzo Madama e, di fronte alla selva di cronisti, si concede una battuta: «Ma siete ubiqui voi...». La visita in Senato è stata decisa all’ultimo momento per cercare di fugare ogni dubbio sulle nuove norme relative all’Imu-Ici. La Chiesa deve pagare o no? Scuole, asili, ospedali, mense e ospizi saranno colpite dal balzello oppure resteranno esenti? Siccome il dubbio aveva fatto tremare vescovi e pattuglie di parlamentari cattolici, Monti è voluto intervenire direttamente per sciogliere ogni ambiguità. «Per le scuole è necessario precisare - dice Monti desideroso di chiudere il capitolo e soffocare ogni polemica - sono esenti dall’Imu quelle che svolgono attività secondo modalità non commerciali», dice il premier, facendo presente che la materia non era affatto facile dal momento che «non è mai stata affrontata in molti anni pur essendo vista come tema opportuno da chiarire».
Da chiarire anche perché c’è un procedimento contro l’Italia, aperto dopo l’esposto del Partito radicale nell’ottobre 2010 e che ha portato a una procedura di infrazione per violazione della concorrenza e illegittimo aiuto di Stato. La questione non è sciolta del tutto, posto che il premier dice: «In linea generale l’Unione europea e l’esecutivo affronteranno il tema dell’Imu per la Chiesa in base alla sua esatta incidenza e senza pregiudizi ideologici». Ma per prima cosa Monti vuole definire questa «delicata materia in modo da metterla al riparo in futuro da polemiche». In pratica Monti spiega che «non è corretto chiedersi se le scuole in quanto tali siano esenti» dal pagamento dell’Imu, «bensì quali siano esenti e quali sottoposte alla disciplina» introdotta con l’emendamento governativo. «La risposta è univoca - dice il capo del governo - sono esenti quelle che svolgono la propria attività in modo concretamente non commerciale». Monti quindi, indica i «parametri» per considerare non commerciali le scuole: l’attività paritaria sarà «valutata positivamente se il servizio è assimilabile a quello pubblico», in particolare sul piano dei programmi scolastici, dell’applicazione dei contratti nazionali e su quello della rilevanza sociale. E ancora: il bilancio dovrà essere «tale da preservare in modo chiaro la modalità non lucrativa». E, quindi, «l’eventuale avanzo sarà destinato all’attività didattica». In pratica non pagherà nessuno.
E che alla fine sia così lo dimostrano le reazioni di giubilo di vescovi e parlamentari sensibili alla questione: «Il chiarimento del premier Mario Monti sull’esenzione Ici-Imu alle scuole che svolgono attività non commerciali è utile e ci fa esprimere apprezzamento e soddisfazione», dice all’Ansa monsignor Michele Pennisi, segretario della Commissione Cei per l’educazione, la scuola e l’università. E anche la politica applaude. Esulta Casini: «Sull’Imu alle scuole paritarie non c’è nessuna novità, tutto come previsto: chi fa un esercizio commerciale deve pagare, chi fa un’azione a favore della comunità e delle famiglie è giusto che sia esentato». Applaude Gasparri: «Chiarimento positivo frutto anche dell’attenzione fondamentale posta da parte del presidente del Senato Schifani e dal nostro gruppo Pdl». Sorride Fioroni del Pd: «Monti ha dato certezza all’esenzione del pagamento dell’Ici/Imu per le scuole del sistema di istruzione pubblico e per gli ospedali e case di cura del sistema sanitario nazionale». Tira le somme il presidente degli eurodeputati del Pdl Mario Mauro: «Non vorrei che il governo fosse stato mosso dall’ansia di colpire il non profit per dare ossigeno ai Comuni, strozzati dal patto di stabilità».

In ogni caso Monti, incassato il plauso generale, va avanti per la sua strada e verosimilmente metterà la fiducia anche al provvedimento sulle liberalizzazioni. La partita dovrebbe essere definitivamente chiusa entro il 24 marzo, quando il testo, ora in Senato, planerà alla Camera.

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