Roma - Appuntamento al centro. Si cammina sul filo sottile del dubbio dentro il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Dopo le ferme manifestazioni di intenti susseguitesi in questi mesi - «correremo da soli e con il nostro simbolo» - nella creatura politica nata dalla scissione dal Pdl iniziano a circolare dubbi sempre più pressanti sull'opportunità di rischiare il tutto per tutto e presentarsi con una scelta «identitaria» alle Europee, sfidando la soglia del 4%. Le sirene provenienti dall'Udc di Pier Ferdinando Casini e dai Popolari di Mario Mauro appaiono sempre più tentatrici e ora anche le dichiarazioni ufficiali lanciano intravedere il dietrofront. Tanto più che informalmente si ammette che la trattativa «è in corso, vediamo dove porterà».
«Non sono in grado di dire se c'è una adesione a un'unica lista con l'Udc, ma certamente lavoreremo e nei prossimi giorni decideremo» dice Alfano dalla Sicilia, dove presenta anche una candidata tunisina, una ragazza con il velo, per il consiglio comunale di Mazara del Vallo. «Con l'Udc abbiamo diverse cose in comune: il Ppe, il sostegno al governo e la prospettiva di centrodestra». Sull'altro fronte l'invito è all'insegna dell'attimo fuggente oraziano: «Alfano carpe diem» dice il senatore Antonio De Poli.
I segnali di fumo che lasciano intravedere la graduale apertura di una porta fino a poche settimane fa sigillata si vanno, dunque, moltiplicando. E la profezia fatta a inizio gennaio dai vertici dell'Udc si va avverando: «Diamo tempo ad Alfano, vedrete che l'alleanza si farà a ridosso del voto, sondaggi alla mano». Il comune denominatore che unisce i due partiti è ovviamente il timore di non superare la soglia del 4%. L'Udc sa bene che presentarsi da solo significa trasformare la partecipazione alle elezioni in un semplice atto di testimonianza politica, con il rischio di essere travolto dal «voto utile». Al contempo chiedere ospitalità a Forza Italia, per l'eccessiva differenza di forza e di consenso, equivarrebbe a una sorta di annessione. Inoltre Ncd viene considerato più affine in termini politici.
Ci sono, però, controindicazioni ben percepite dalle forze chiamate a stipulare questo contratto elettorale. Innanzitutto, come dimostrano diverse esperienze del passato, non è detto che la somma delle percentuali sia una semplice operazione matematica e gli elettorati siano indifferenti all'inevitabile cessione di sovranità. Inoltre bisogna fare i conti con i posti in lista che rischiano di ridursi per gli europarlamentari uscenti di Ncd (e naturalmente per quelli dell'Udc che sono, però, costretti dalle circostanze ad accettare il ridimensionamento).
L'altro nodo, decisamente intricato, riguarda il simbolo. L'ipotesi più accreditata è quella di fare ricorso a una soluzione «patchwork».
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