Ineleggibilità, il voto sul Cav slitta a settembre

Il 24 luglio nuova seduta della giunta. Epifani: "Difficile schierarsi contro Berlusconi". I democratici rischiano di spaccarsi

Ineleggibilità, il voto sul Cav slitta a settembre

Un altro elemento del cappio si stringe attor­no al collo di Berlusco­ni: quello della ineleggibilità. Una sorta di tenaglia compo­sta da due lame: la prima si chiama corte di Cassazione che, qualora lo condanni in via definitiva, ne decreta pure l’interdizione ai pubblici uffi­ci; la seconda si chiama giunta del Senato, organismo che de­ve decidere se dichiararlo non eleggile in quanto titolare di concessioni pubbliche, ossia delle tv. Ieri la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari s’è riunita per iniziare ad esa­minare la questione. S’è parla­to di tempistica. L’organismo tornerà a riunirsi il 24 luglio e poi altre due volte prima della pausa di agosto. Presumibil­mente, quindi, il voto finale dovrebbe arrivare a settem­bre, non prima. Dopo la di­scussione generale, ha spiega­to il senatore del Psi Enrico Buemi, «si verificheranno qua­li atti eventuali si potranno ri­chiedere ad istituzioni ester­ne ». Vale a dire: i partiti chiede­ranno che vengano messi agli atti, per decidere, documenti provenienti dai tribunali. Il se­natore del Pd Felice Casson ha infatti già fatto sapere che chie­derà che vengano acquisiti agli atti della giunta non solo la sentenza di Appello del pro­cesso Mediaset (quella che condanna il Cavaliere all’in­terdizione dai pubblici uffici per cinque anni), ma anche l’atto di autorizzazione statale grazie al quale Mediaset può trasmettere. Un atto ostile, ov­vio. Tanto che il pidiellino Lu­ca D’Alessandro gli ha subito risposto per le rime: «Il senato­re Casson è un provocatore e gioca a sfasciare tutto. Ma se proprio vuole chiedere atti di un processo Mediaset, cerchi almeno quelli già passati in giudicato: le due sentenze del­la Cassazione che conferma­no l’assoluzione di Berlusconi a Roma e a Milano in quanto non titolare di alcun ruolo al­l’interno di Mediaset».

Berlusconi non eleggibile per le sue tv? Il Parlamento s’era già espresso in più occa­sioni: nel 1994, nel 1996 e nel 2001. E tutte le volte non ave­va considerato Berlusconi ti­tolare di concessioni televisi­ve «in nome proprio», cioè di­rettamente. Ergo Berlusconi è eleggibilissimo. Una tesi, questa, che condividono per­sino molti democratici. Ieri il segretario del Pd Epifani ha ammesso: «La giunta è una specie di “tribunale”dove i no­stri parlamentari sono “ giudi­ci”, abbiamo detto “valutate le carte e decidiamo insie­me”. Se stiamo al testo di quel­la benedetta legge (la legge è del ’57, ndr ) è difficile renderlo ineleggibile». Ma sul caso il Pd è spaccato. Il giovane turco Mat­teo Orfini, per esempio, condi­vide la linea epifaniana: «Non ha senso questo voto. L’ho già detto, prendendomi anche qualche critica: io ritengo Berlu­sconi eleggibile visto che c’è una legge che per vent’anni è stata interpretata così. Dunque semmai si cambia la legge, non si può certo cambiare l’interpre­tazione ». E pure Anna Finoc­chiaro la pensa allo stesso mo­do. Ma Casson non è dello stes­so avviso, e non vede l’ora di vo­tare «pollice verso» contro il ne­mico Berlusconi. Come lui tan­ti­piddini ossessionati dal Cava­liere ma soprattutto dal dito puntato di Grillo che accusa: «Volete salvare il Cavaliere».

Ec­co perché l’esito non solo non è scontato ma si tira dietro pure la frantumazione di via del Na­zareno. Certo, se tutti i voti del Pd si saldassero a quelli dei pen­tastellati, il centrodestra perde­rebbe per 8 a 14.

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