
Un altro elemento del cappio si stringe attorno al collo di Berlusconi: quello della ineleggibilità. Una sorta di tenaglia composta da due lame: la prima si chiama corte di Cassazione che, qualora lo condanni in via definitiva, ne decreta pure l’interdizione ai pubblici uffici; la seconda si chiama giunta del Senato, organismo che deve decidere se dichiararlo non eleggile in quanto titolare di concessioni pubbliche, ossia delle tv. Ieri la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari s’è riunita per iniziare ad esaminare la questione. S’è parlato di tempistica. L’organismo tornerà a riunirsi il 24 luglio e poi altre due volte prima della pausa di agosto. Presumibilmente, quindi, il voto finale dovrebbe arrivare a settembre, non prima. Dopo la discussione generale, ha spiegato il senatore del Psi Enrico Buemi, «si verificheranno quali atti eventuali si potranno richiedere ad istituzioni esterne ». Vale a dire: i partiti chiederanno che vengano messi agli atti, per decidere, documenti provenienti dai tribunali. Il senatore del Pd Felice Casson ha infatti già fatto sapere che chiederà che vengano acquisiti agli atti della giunta non solo la sentenza di Appello del processo Mediaset (quella che condanna il Cavaliere all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni), ma anche l’atto di autorizzazione statale grazie al quale Mediaset può trasmettere. Un atto ostile, ovvio. Tanto che il pidiellino Luca D’Alessandro gli ha subito risposto per le rime: «Il senatore Casson è un provocatore e gioca a sfasciare tutto. Ma se proprio vuole chiedere atti di un processo Mediaset, cerchi almeno quelli già passati in giudicato: le due sentenze della Cassazione che confermano l’assoluzione di Berlusconi a Roma e a Milano in quanto non titolare di alcun ruolo all’interno di Mediaset».
Berlusconi non eleggibile per le sue tv? Il Parlamento s’era già espresso in più occasioni: nel 1994, nel 1996 e nel 2001. E tutte le volte non aveva considerato Berlusconi titolare di concessioni televisive «in nome proprio», cioè direttamente. Ergo Berlusconi è eleggibilissimo. Una tesi, questa, che condividono persino molti democratici. Ieri il segretario del Pd Epifani ha ammesso: «La giunta è una specie di “tribunale”dove i nostri parlamentari sono “ giudici”, abbiamo detto “valutate le carte e decidiamo insieme”. Se stiamo al testo di quella benedetta legge (la legge è del ’57, ndr ) è difficile renderlo ineleggibile». Ma sul caso il Pd è spaccato. Il giovane turco Matteo Orfini, per esempio, condivide la linea epifaniana: «Non ha senso questo voto. L’ho già detto, prendendomi anche qualche critica: io ritengo Berlusconi eleggibile visto che c’è una legge che per vent’anni è stata interpretata così. Dunque semmai si cambia la legge, non si può certo cambiare l’interpretazione ». E pure Anna Finocchiaro la pensa allo stesso modo. Ma Casson non è dello stesso avviso, e non vede l’ora di votare «pollice verso» contro il nemico Berlusconi. Come lui tantipiddini ossessionati dal Cavaliere ma soprattutto dal dito puntato di Grillo che accusa: «Volete salvare il Cavaliere». Ecco perché l’esito non solo non è scontato ma si tira dietro pure la frantumazione di via del Nazareno. Certo, se tutti i voti del Pd si saldassero a quelli dei pentastellati, il centrodestra perderebbe per 8 a 14.