Ingroia mette le mani avanti: "Tornerò a fare il magistrato"

Il leader di Rc sulla Stampa rivela i suoi piani: in caso di flop pronto a rientrare in servizio. Ma per il Csm i giudici che entrano in politica devono lasciare la toga

Ingroia mette le mani avanti: "Tornerò a fare il magistrato"

Roma - Ora che la sua «Rivoluzione civile» si avvicina al momento della verità e teme l'effetto-Grillo, sembra che Antonio Ingroia metta le mani avanti. L'ex pm di Palermo trova il modo di ribadire che per lui è sempre aperta la porta del rientro in magistratura.
Lo dice in un'intervista su La Stampa, rilasciata senza imbarazzi proprio a Guido Ruotolo, fratello gemello di Sandro, candidato della sua lista per la Camera e la presidenza della Regione Lazio ed ex braccio destro di Michele Santoro.
«Non mi sono dimesso - afferma Ingroia - né credo che mi debba dimettere dalla magistratura. Come un avvocato, un medico o un giornalista che dopo l'esperienza parlamentare tornano a fare il loro mestiere, così un magistrato deve poter tornare in servizio, ma non nella Procura dove ha svolto indagini delicate».
Dopo l'esperienza parlamentare, dice il leader di Rc. Ma tanto più l'ex aggiunto palermitano è pronto a rimettere la toga se la sua avventura politica va male proprio dall'inizio.
Nell'ultima giornata di campagna elettorale i sondaggi sono banditi e l'ottimismo ufficiale è d'obbligo, ma il partito dei magistrati (o ex), che conta oltre a Ingroia Luigi De Magistris e Antonio Di Pietro, ha fondate preoccupazioni di non entrare affatto in parlamento.
Un rientro negli uffici giudiziari per l'ex pm potrebbe essere più vicino del previsto. Solo che in magistratura potrebbe accoglierlo un clima parecchio rarefatto, dopo le tante polemiche tra i colleghi per la sua entrata in politica sull'onda del processo della trattativa Stato-mafia. E proprio da sinistra, dalla sua stessa corrente d'origine Magistratura democratica, sono venute le critiche più forti.
Lo conferma il commento avvelenato di uno dei padri storici di Md, oggi togato del Csm, Vittorio Borraccetti: «Candidarsi sulla base della notorietà acquisita gestendo un processo è sbagliato. Personalmente, non sono mai entusiasta quando la candidatura si collega direttamente alla funzione svolta o, peggio ancora, quando si collega direttamente a un processo. Io credo che sia sbagliato». Il consigliere chiarisce che il suo giudizio negativo riguarda l'opportunità della scelta, non il diritto costituzionale di elettorato passivo. «Le libertà ed i diritti - dice - si possono esercitare bene o male dal punto di vista dell'opportunità».
Il 19 dicembre scorso il Csm ha dato l'ok all'aspettativa elettorale di Ingroia, ma già prima il vicepresidente Michele Vietti aveva detto chiaramente che chi decide di entrare in politica dovrebbe rimanere fuori per sempre dalla magistratura. E dopo ha chiesto ripetutamente regole nuove: «L'arbitro, una volta che si è messo a giocare in una delle squadre, è impensabile che torni a fare il suo mestiere originario». Sono in tanti a pensarla così.
Per Ingroia, però, basta qualche piccola furbizia: «Il ritorno ad un posto di trincea - ha detto - e in particolare ad una esposizione giudiziaria come quella della Procura di Palermo no. Ma ci possono essere altri incarichi, come quello del giudice civile oppure quello che svolgevo in Guatemala o un altro incarico internazionale fuori dai confini del Paese». Chissà se il posto in Guatemala è stato tenuto in caldo per il leader di Rc. Forse, lui ci spera. Intanto, attacca Grillo restituendogli l'accusa di fare da «bidone aspiratutto» dei dissidenti degli altri partiti. Mena fendenti a Monti «più pericoloso di Berlusconi», al Cavaliere che ormai «ha chiuso», ad Alfano che è «un disco rotto», a Bersani che gli ha sbattuto la porta in faccia e ora vuol fare l'accordo con il Professore, a Casini «bacchettone» sulle nozze gay e rappresentante della Casta. In questo sfacelo, per Ingroia servono «professionisti prestati alla politica e oggi è ipocrita negare che ognuno abbia le proprie idee: il punto è che si svolga il proprio mestiere senza essere faziosi e avere pregiudizi, o peggio». Appunto.


Il 29 dicembre del 2012 Antonio Ingroia annuncia la sua candidatura con Rivoluzione Civile


Dopo due mesi in Guatemala, il 7 gennaio scorso l'ex toga si lancia nella campagna elettorale


Nella sua lista il giornalista Sandro Ruotolo, il pacifista Flavio Lotti e Franco La Torre figlio di Pio

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