H anno promesso di dimettersi appena eletti, per far spazio alla società civile e non famosa, e si stanno portando avanti col lavoro. Nemmeno candidati e già dimessi o fatti fuori, una rissa continua anche se per una nobile causa, «un'Altra Europa» più unita e solidale, tranne che all'interno della lista Tsipras, che perde un pezzo al giorno. È il rischio che si corre quando metti insieme prime donne, artisti, grandi firme e firmatori di appelli, intellettuali impegnati (sì, a litigare tra loro), no Tav e anti G8, sindacalisti Fiom e femministe, anime belle e trombati di Sel, Idv, Rifondazione in cerca di poltrona dopo il naufragio di Ingroia... Tutti promotori dell'«inclusione», dell'«integrazione del diverso», della solidarietà, dei valori universali, ma più nei libri o a teatro che nei fatti. Meno ancora dentro il nuovo (ennesimo) contenitore della sinistra radicale italiana, che in poche settimane già conta dimissioni, scontri, spaccature, veti e ultimatum (se c'è lui io non vengo). Tanto che il povero Alexis Tsipras, leader di Syriza (sinistra greca) e padre nobile del listone, informato del casino che gli stanno combinando qui ha tirato le orecchie ai compagni italiani: «basta alimentare continue e superate tensioni».
L'ultima defezione è di Paolo Flores D'Arcais, instancabile direttore di Micromega, e Andrea Camilleri, instancabile scrittore di best-seller. I due si sono ritirati dal Comitato dei garanti della lista perché si sono sentiti «estromessi» dalla gestione delle candidature. Se la sono presa perché nessuno li ha avvisati della lettera con cui la pacifista pugliese Antonia Battaglia, attivista di Peacelink, si era autoritirata «per l'incompatibilità morale e politica con le candidature di dirigenti Sel pugliesi», partito compromesso - a suo dire - con lo scandalo Ilva di Taranto. «Tale lettera ci è stata occultata» scrive irritato Flores D'Arcais, che a sua volta, insieme a Camilleri, ha scritto al greco Tsipras avvisandolo delle loro dimissioni, in seguito alle dimissioni (a loro insaputa) della Battaglia. A nulla è valsa la lettera che a sua volta ha scritto Guido Viale, scrittore ex sessantottino, promotore della lista Tsipras: «Il caso Battaglia è una nostra sconfitta. Ciascuno è libero di pensarla come vuole. Ma il caso Grasso si è risolto nel migliore dei modi». Perché c'è anche il caso Grasso (Valeria), l'imprenditrice palermitana costretta a ritirare la candidatura perché colpevole di aver partecipato nei mesi scorsi a una manifestazione di Fratelli d'Italia. Aveva provato a scusarsi ma niente, fatta fuori: «Sono venuta a conoscenza della mia esclusione senza aver ricevuto nessuna chiamata - lamenta l'esclusa Grasso - Il silenzio intorno mi ha fatto sentire sola, come davanti alla richiesta del pizzo». Nessuna telefonata o lettera da Flores d'Arcais, che scrive solo a Tsipras. Solidarietà invece da Sonia Alfano, europarlamentare Idv in predicato di lista ma incompatibile col regolamento e dunque estromessa pure lei.
Camilleri per la verità si era già dimesso, da candidato, appena ha saputo che era candidato anche Luca Casarini, l'ex disobbediente veneto con tre condanne alle spalle.
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