Intellettuali a senso unico, dal salotto di Fazio all'aula

Napolitano concede l'onore soltanto a que"radical chic" di sinistra che credono di essere gli unici possessori della cultura in Italia. Ma appartengono ai soliti giri

Intellettuali a senso unico, dal salotto di Fazio all'aula

In Italia esiste soltanto una categoria di persone più organica dei politici alla politica. Ed è quella degli intellettuali. Sarà per questo che - pensando male - Giorgio Napolitano, fra i neo senatori a vita, non ha scelto neppure un politico, ma solo «liberi» pensatori?
A pensar male, hanno subito rilevato molti esponenti di «destra», la scelta del presidente della Repubblica favorisce un futuro governo di «sinistra». E a guardar bene, i curricula progressisti e le pregresse dichiarazioni dei quattro nuovi senatori palesano una «organica» vicinanza - perlomeno - all'antiberlusconismo militante. È «l'Italia del talento e dell'eccellenza di cui andare orgogliosi nel mondo». Ma a senso unico. L'egemonia culturale della sinistra passa anche dal laticlavio. Dal salotto di Fabio Fazio allo scranno di Palazzo Madama. E, infatti, una carica come quella di «senatore a vita» è prevista soltanto in un Paese come l'Italia.

Di spirito e ingegno indubitabilmente superiori, i quattro nuovi senatori, al netto degli incontestabili meriti professionali, non sembrano super partes. Si tratta di personalità illustri in grado di rafforzare, con il loro alto contributo, l'autorevolezza dell'attuale Parlamento italiano. Ma anche, con i loro voti, un futuro esecutivo di (centro) sinistra. Claudio Abbado è un sostenitore di Fidel Castro e della dittatura cubana, e nel 2001 su Le Figaro irrise gli italiani che avevano votato Berlusconi. Non disse che erano «coglioni» ma solo «creduloni», però alluse alla rima. Renzo Piano, già candidato alla presidenza della Repubblica dall'amico di una vita Beppe Grillo, archistar di fama mondiale e anche rispettato progettatore di ponti fra i Cinque Stelle e il Pd, non molto tempo fa del Cavaliere disse, tra le altre cose, che è «un esempio terribile per il nostro Paese. Ha dato ossigeno alle parti peggiori della società». Carlo Rubbia, da parte sua, firmò nel 2005 una lettera aperta su Repubblica attaccando il governo Berlusconi «per l'umiliazione che la ricerca in Italia sta subendo», mentre nel 2008, appena re-insediato il nuovo esecutivo di centrodestra, criticò l'assenza di un ministero per la Ricerca, al quale probabilmente ambiva. E per quanto riguarda Elena Cattaneo, che si è opposta strenuamente al divieto di utilizzo delle cellule staminali embrionali (e per la quale la rivista Left sembra avere una predilezione), ieri la fotografia che girava di più su Twitter la immortalava a una assemblea del Partito democratico.

Davvero, come ha commentato lo stesso presidente Napolitano, «da loro verrà un contributo alla vita delle nostre istituzioni democratiche, in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte?». In realtà, ieri, i lanci delle agenzie tracciavano un solco netto fra una «parte» e l'altra. Gli esponenti di destra si lamentavano, quelli di sinistra esultavano. E gli unici conservatori entusiasti delle scelte, erano quelli musicali. È vero. Non è colpa di Napolitano se a destra non abbondano musicisti, scienziati e artisti. Ma se avesse nominato (anche) Riccardo Muti, Antonino Zichichi e Giorgio Albertazzi - per fare degli esempi - l'intera operazione sarebbe apparsa, come dire?, veramente bipartisan. Meno left oriented. Insomma, meno radical, dei cui salotti chic, peraltro, si dice che a Milano Claudio Abbado sia il re, oltre che il Maestro. E quanto a Muti, che a parità di prestigio sconta però rispetto all'ottantenne collega una minore anzianità... arriverà anche il suo turno.

Certo, il problema - ha fatto notare qualcuno - non sono i senatori a vita, ma quelli eletti. E in molti ieri si sono chiesti se non fosse meglio abolire questa strana carica invece che le province. Detto questo, è innegabile che quelle del direttore d'orchestra Claudio Abbado, dell'architetto Renzo Piano, del fisico nucleare Carlo Rubbia e della neurobiologa Elena Cattaneo rappresentino «scelte di altissimo profilo», che «interpretano il sentire comune», che «incarnano lo spirito della Costituzione»... Ma è difficile non leggerle in politichese. Il presidente Napolitano, subito dopo l'annuncio, ha detto di sentirsi alleggerito. Ma Enrico Letta ha tirato un sospiro di sollievo. Del resto, che i quattro nuovi senatori siano (mediamente) antipatizzanti di Berlusconi, lo dimostrano non le lamentele degli esponenti del Pdl, ma la «soddisfazione» manifestata dal sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, la quale a maggio lanciò una sottoscrizione per sostenere la nomina di Abbado, cui aderirono Inge Feltrinelli, Lella Costa, Natalia Aspesi... praticamente il board intellettuale di Repubblica. Identità culturale, sì. Ma anche di vedute politiche. Tutti autorevoli, tutti indipendenti, tutti indiscutibili. E tutti della stessa parte.


Non è vero, come ha commentato ieri a caldo Dagospia, che se Napolitano ha deciso di portare in Senato, a vita, «un Rubbia stracotto, un Piano archistar milionario, un Abbado obbligatorio e una Elena Cattaneo incomprensibile» è perché vuole prendere le distanze dai vecchi politici. È solo che si fida di più degli intellettuali. Più autorevoli. E più organici.

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