Ipotesi larghe intese: sospesi Aventino e sit-in ma il Cav resta scettico

Giornata blindata al San Raffaele con i big del partito. Flebili spiragli nei colloqui con sinistra e Scelta civica. Il vice presidente Ppe: "Ci rammarica il no Pd alla grande coalizione"

Ipotesi larghe intese: sospesi Aventino e sit-in ma il Cav resta scettico

«Congelare tutto». È un Berlusconi piuttosto attendista quello che per quasi tutto il giorno resta blindato al San Raffaele in compagnia di alcuni big del Pdl. In ospedale ci sono Letta, Alfano, Verdini, Bondi, Schifani, Cicchitto e Gasparri, tutti presi a ragionare sulle diverse opzioni sul tavolo quando mancano ormai poche ore al voto sulle presidenze di Camera e Senato. Il primo atto della nuova legislatura, un passaggio - sono le considerazioni che si fanno durante il lungo pomeriggio - che potrebbe essere decisivo per il futuro della legislatura, anche nell'ottica di eventuali accordi sul presidente della Repubblica o sul nuovo governo.
Quasi tutti i presenti, insomma, invitano il Cavaliere alla cautela. A «prendere tempo in attesa di capire come si muove il quadro complessivo», difficilmente interpretabile al momento visto che tra veti e controveti la situazione è di totale impasse. L'ex premier dubita seriamente sia possibile una qualche trattativa, perché - per dirla con un ex ministro molto vicino al Cavaliere - questo «è il tempo del bianco o del nero» e «il momento dei grigi non arriverà finché non si concluderà la doppia partita processuale Ruby-diritti tv Mediaset». Come a dire che finché sulla legislatura peserà la spada di Damocle dei processi per Berlusconi sarà impossibile qualunque trattativa. Alcuni dei presenti alla lunga riunione di ieri, però, non la vedono così. E sottolineano come ci siano canali aperti sia con Monti che con un pezzo del Pd. Ecco perché, pur tra mille perplessità, alla fine l'indicazione che arriva dal San Raffaele - almeno quando sono le nove di sera - è quella di «congelare tutto». Sia l'ipotesi dell'Aventino parlamentare, sia quella di un sit-in dei militanti Pdl oggi davanti al Tribunale di Milano. Stoppata pure la mobilitazione di domani, quando si terrà l'udienza del processo per i diritti tv Mediaset. Un'idea, quest'ultima, venuta in mente al Cavaliere dopo quella che l'ex premier considera una vera e propria «marcia indietro» di Napolitano (che ieri ha inviato una lettera a Repubblica per chiarire il suo pensiero).
Segnali distensivi, dunque. Dovuti anche alla scelta del Pd di andare sulla scheda bianca durante le prime votazioni. Restare fuori dall'Aula, infatti, a quel punto sarebbe stato un inutile atto «ostile» che non avrebbe avuto alcun beneficio. Certo, la diserzione potrebbe tornare prepotentemente in auge nel caso in cui il Pd trovasse un'intesa con il M5S. Più complessa, invece, la partita al Senato dove si rincorrono voci sui montiani che potrebbero sostenere alla presidenza del Senato un candidato del Pdl (Schifani) e viceversa (Monti). Voci che convincono fino ad un certo punto. Anche perché la vera partita che si sta giocando Berlusconi non è certo sulla presidenza dei due rami del Parlamento (considerando anche che la legislatura non sembra destinata a durare molto) ma sulla successione di Napolitano al Quirinale. È lì che il Cavaliere vorrebbe aver voce in capitolo ed è anche in questa prospettiva che si è aperto un canale di dialogo con i montiani, anche loro contrari all'ipotesi di un governo Bersani sostenuto dai grillini. È questa, insomma, la vera ragione che porta il leader del Pdl a «congelare tutto» e andare a vedere le carte in tavola. Una scelta su cui pesano anche i segnali arrivati dal Ppe. In mattinata, presente anche Tajani, Berlusconi ha un lungo colloquio telefonico con il presidente del Partito popolare europeo Martens.

Mentre nel pomeriggio è il suo vice David a prendere posizione. «L'Italia ha bisogno di un governo stabile - dice il portoghese - e ci rammarica enormemente che l'offerta fatta dal Pdl di fare una grande coalizione con il Pd non sia stata accettata».

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