Elly Schlein, in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni del governo su Israele, ha affermato in modo assolutamente netto: "Israele ha diritto ad esistere in sicurezza. I palestinesi vogliono lo stato di diritto, vogliono poter vivere liberi nei loro territori. La formula due popoli due Stati, che negli ultimi anni era stata abbandonata, rimane invece l'unica vera strada per la pace". In merito ad Hamas, poi, il segretario lo definisce "nemico dei palestinesi" perché "le giuste aspirazioni di pace e libertà dei palestinesi rischiano di essere ulteriori vittime di Hamas. L'unica divisione da fare emergere ora è tra chi vuole una pace duratura e chi vuole il terrore".
Nelle dichiarazioni la Schlein afferma che "Israele ha il diritto di esistere e ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale e umanitario". Invoca i corridoi umanitari perché "non si usi l'argomento Hamas per colpire gli aiuti, sarebbe un favore ad Hamas, isoliamo Hamas nel popolo palestinese e nel mondo arabo, difendiamo gli innocenti". Queste le sue parole nel 2023. Eppure in passato le sue posizioni in merito all'organizzazione fondamentalista erano molto meno nette. Oggi dichiara che l'obiettivo di Hamas è "dare il colpo definitivo all'Anp" ma nel 2017 sembrava quasi esultare davanti all'evidente bluff dei paramilitari islamisti. Il 17 settembre di quell'anno, infatti, condivise un articolo di Repubblica: "Medio Oriente, passo di Hamas verso pace con l'Anp: 'Accettiamo le vostre condizioni'".
Eppure, non è certo una scoperta recente la natura di Hamas. Anche nel 2017 l'organizzazione mostrava queste caratteristiche che oggi Schlein depreca chiedendone l'isolamento. Davvero Schlein pensava che potesse esistere un'alleanza di pace tra Anp e Hamas? Anche nel 2017 perseguitava la comunità lgbt, alla quale lei stessa appartiene, mettendo al rogo e trucidando gli omosessuali, eppure non c'è traccia di condanna nelle sue dichiarazioni social di quegli anni. Che il segretario del Pd abbia a cuore la questione palestinese non v'è dubbio ripercorrendo i post del passato e anche quel messaggio così speranzoso su Hamas ne è una conferma. Il 14 febbraio 2013, tra un post sul festival di Sanremo e l’altro, in replica a un utente Schlein scriveva: “Non è che uno che nasce in Israele è per forza uno str…, eh. Altrimenti, chissà cosa pensano di noi”.
L’hashtag che accompagna il suo pensiero è eloquente: #primailducepoiSilvio. Parole che lasciano supporre una non particolare considerazione da parte del segretario del Partito democratico verso Israele e gli israeliani. Nel 2014, poi, dal Parlamento europeo vota la risoluzione sul riconoscimento dello Stato di Israele.
“Non è il testo che avremmo voluto noi” scrive Schlein, spiegando che “una parte del gruppo era per una risoluzione più forte e decisa” e alla fine si è arrivati a un compromesso. Come sempre, il segretario del Pd ha poche idee ma ben confuse e lo dimostra ancora una volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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