Roma «Ce lo chiede l'Europa. La tassazione sugli immobili in Italia è più bassa». Tormentone tecnico e premessa delle scelte più dolorose firmate dal governo Monti. Confedilizia si è presa la briga di verificare se corrisponde al vero ed è tornata a fare i conti del fisco che grava sugli immobili, mettendo insieme l'Imu e le altre imposte, confrontando i dati con quelli del resto d'Europa. Obiettivo dichiarato (e centrato) confutare la tesi preferita dal premier quando deve giustificare l'introduzione della tassa più odiata: in Italia le tasse sul mattone erano un'anomalia rispetto alla media internazionale. Argomento «infondato», attacca Confedilizia.
In Italia la pressione fiscale sugli immobili - hanno spiegato in una conferenza stampa il presidente dell'associazione Corrado Sforza Fogliani e Francesco Forte, economista e autore del rapporto insieme a Domenico Guardabascio e Loana Jack - «è smodata», superiore alla media dei Paesi Ocse ed europei. La maggior parte della tassazione patrimoniale e reddituale delle abitazioni ricade su 18 milioni di famiglie (tante sono quelle proprietarie di prime case su un totale di 23 milioni). Il fisco sul mattone è ben lontano da penalizzare i più ricchi, e l'Imu non fa eccezione: è di fatto una «patrimoniale sulle famiglie del ceto medio-basso».
Già nel 2009 la pressione fiscale sugli immobili, tra imposte dirette e indirette, era all'1,45% contro l'1,44% della media Ocse, l'1,32% della media Ue-Ocse e l'1,26% di quella Eurozona-Ocse. «Partendo da questi dati e aggiungendo l'incremento che c'è stato con l'Imu, arriviamo ai primi posti», ha spiegato il presidente della Confedilizia per il quale «rivedere oggi la tassazione della proprietà immobiliare è un atto di giustizia prima ancora che di equità».
Alla base delle affermazioni di Monti pro Imu c'è il fatto che la sola tassazione diretta sugli immobili in Italia è in linea con la media dei paesi dell'Eurozona. Appena sopra, e comunque ciò «non giustifica certamente l'affermazione che esiste uno squilibrio fra la tassazione patrimoniale in Italia e nell'area euro occidentale». Se si considerano tutte le imposte sulla proprietà, l'Italia balza in testa, in particolare grazie all'imposta di registro sugli immobili, che da noi vale lo 0,72% del Pil, contro lo 0,2 della Germania e lo 0,38% della Francia.
La diffusione della proprietà immobiliare in Italia è alla base di un dato che è stato più volte messo sotto i riflettori in Europa, in particolare in Germania dai sostenitori della linea del rigore. L'Italia è il paese dove è maggiore l'importanza della ricchezza delle famiglie. «Mentre il Pil italiano è il 3% di quello mondiale, con una popolazione pari all'1%, la quota della ricchezza netta delle famiglie italiane è stimata di circa il doppio della quota del Pil e quasi sei volte la quota della popolazione, circa il 5,7%». Il tutto si spiega con «una maggiore importanza della ricchezza immobiliare». Si tratta in larga parte di immobili residenziali: sono 33 milioni, il 55% del totale, al quale vanno aggiunti 21 milioni di pertinenze (il 35%) e sei milioni di non residenziali (il 10%). Anche per questo colpire il patrimonio significa penalizzare anche chi non è ricco, anche perché l'Italia è già gravata da tasse sul reddito da record. Insomma, non c'era bisogno dell'Imu, se non per fare cassa. Francesco Forte ha anche sondato i valori politici di chi ha voluto la nuova imposta al posto dell'Ici. Un colpo al ceto medio basso, che investe i risparmi sugli immobili, «in ossequio all'ideologia per cui il capitalismo popolare va penalizzato e, comunque, il risparmio delle famiglie dovrebbe essere indirizzato più agli impieghi finanziari controllati dalle banche e dalle assicurazioni». Una strana alleanza tra i valori della sinistra e quelli della finanza.
Intanto, una conferma della crisi del settore arriva dal Rapporto sulle locazioni 2012 di SoloAffitti realizzato da Nomisma, secondo il quale in Italia i canoni di locazione sono calati mediamente del 6% nel primo semestre di quest'anno, con flessioni a doppia cifra per Napoli (-12,5%) e Milano (-11,9%) e leggeri aumenti solo
a Campobasso (+1,6%) e Bari (+1,4%). A Roma il calo è stato dell'8,6%, a Genova meno 7,7%. Il regime fiscale più favorevole ha spinto i proprietari degli immobili in affitto a scegliere la cedolare secca nel 56% dei casi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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