Cecilia Pezza, giovane consigliera Pd al Comune di Firenze ma della minoranza interna non ultra-renziana (almeno fino a domenica scorsa), conserva ancora quella foto di 10 anni fa, quando Renzi, allora presidente della Provincia, venne a trovarli in Sicilia. Bolso, vestito goffamente, occhialoni, ciuffo da capo scout, molti nei sul viso. «Adesso è dimagrito 20 chili, si veste griffato e ha anche qualche neo in meno» ricorda la consigliera. Un cambio radicale nel look, messo a punto negli anni della scalata per sembrare quel che voleva essere: leader, segretario, premier. L'evoluzione estetica segue pari pari quella politica, con gli stilisti amici e finanziatori che diventano anche suoi consulenti fashion. All'amico Ermanno Scervino si deve l'introduzione del capo più renziano di tutti, la camicia bianca, vagamente obamiana. Si racconta che gliene regali pacchi interi, specie sotto campagna elettorale.
L'altro tassello del Matteo-style sono i jeans, che hanno ringiovanito l'«outfit» (orrendo termine usato dai «consulenti d'immagine») da giovane vecchio del Renzi prima maniera. E a produrre una delle marche usate dal premier (la Rifle) sono i Fratini, ricca famiglia di imprenditori fiorentini attivi anche in campo immobiliare, e molto amici (sponsor?) di Matteo Renzi. Jeans sbiancati, effetto vintage, come quelli indossati tra gli stucchi di palazzo Chigi nell'intervista alla Stampa. Cravatte e scarpe sono dell'amico Della Valle, patron della Fiorentina e grande supporter dell'ex sindaco. Come altri stilisti (Ricci, Ferragamo, Cavalli...) che hanno sostenuto, e rivestito, il segretario Pd, facendone addirittura un sex symbol. Impensabile, fino a qualche anno fa, una copertina come quella che Oggi manda in edicola: primo piano di Renzi a tutta pagina e titolo «L'uomo dei sogni». Già Vanity Fair gli aveva dedicato un servizio fotografico (con le foto di Marc Hom, uno che nel suo portafoglio ha gente tipo Robert Redford, Johnny Depp, Angelina Jolie) in stile sogno proibito delle ragazzine.
Poco dopo arriverà il Renzie-Fonzie con il chiodo da Amici. Ma la metamorfosi fisico-estetica comincia prima, dal 2009, quando Renzi conquista Palazzo Vecchio, e prende la rincorsa per arrivare più in alto. La corsetta per buttare giù la panzetta diventa una tabella di marcia implacabile, seguita da un personal trainer (il fondatore di Technogym è un altro dei suoi imprenditori-fan). «Lo si vede in tenuta da jogging a dare il via alla Firenze Marathon o per qualche corsetta al parco delle Cascine. Quando è in giro per l'Italia sul camper si nutre solo di banane. Potassio. Come fanno i tennisti» scrive Fabrizio Boschi nel suo La grande illusione (ed. Amon), dettagliata storia dei dieci anni di «giochi di prestigio» del Rottamatore, dalla Provincia a Palazzo Chigi. Sparisce il nerd e prende forma il leader. Dimagrisce, si veste meglio, qualcuno dice che si schiarisce anche i nei. E cambia pettinatura, un passaggio fondamentale nella costruzione del personaggio. Qui tutto il merito è di Antonio Salvi detto Tony, barbiere dove Renzi va da dieci anni, unico posto dove spegne il cellulare. Tony lo convince a tagliare il ciuffo e a farsi la lampada. «Mi disse: fai te. Il ciuffo era sempre spettinato. Ora li porta più corti, pratici. Non si pettina nemmeno. Una strofinata di asciugamano e via, è pronto», racconterà al Corriere della Sera. L'atteggiamento spavaldo, di sfida contro i vecchi papaveri del Pd, ne aumenta il fascino, e i primi successi anche.
Le donne (che tendono a vedere belli i vincenti e brutti i perdenti) iniziano a guardarlo in un altro modo, Selvaggia Lucarelli racconta di sognarselo la notte, e di fare con lui, nei sogni, cose irriferibili. Da Mr. Bean è diventato glamour, tonico, fashion e persino sexy. Un Pd di look e di governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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