Il Jobs Act delude tutti. Esulta soltanto Alfano inginocchiato al Pd

Pioggia di critiche sul decreto lavoro, tranne da Ncd. Pure la Camusso cambia idea: troppi precari

Il Jobs Act delude tutti. Esulta soltanto Alfano inginocchiato al Pd

Roma - Il passaggio del decreto Lavoro del ministro Poletti al Senato si è trasformato in un «tutti contro tutti». Fatto ovvio se si considera che la campagna elettorale per le Europee sta per entrare nel vivo. In realtà, gli emendamenti del governo al testo licenziato dalla Camera certificano un sostanziale «appiattimento» del Nuovo centrodestra alle ragioni dell'azionista di maggioranza Pd. Appiattimento che, come detto, non può essere confessato. «Abbiamo smontato la legge Fornero e abbiamo fatto ottenere un bel risultato di centrodestra a questo governo», ha rivendicato il leader di Ncd Angelino Alfano. «Il bipolarismo sterile può essere superato», gongola il suo collega di partito, Massimiliano Salini. Sulla carta, infatti, l'obbligo di assunzione dei dipendenti a tempo determinato assunti in numero superiore alla soglia del 20% di quelli a tempo indeterminato si è trasformato in una sanzione. Salatissima, però. Chi sfora di una unità pagherà il 20% della retribuzione del dipendente. Se gli assunti «in eccesso» sono di più, l'azienda dovrà pagare il 50% di sanzione. Una pezza peggiore del buco, secondo il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone (Fi), «un compromesso al ribasso che tenta di rimediare confusamente agli errori» commessi dalla maggioranza a Montecitorio. Le proroghe per i contratti a termine restano infatti 5 anziché 8. Unico passo in avanti è sull'assunzione del 20% degli apprendisti: obbligatoria per le imprese con almeno 50 dipendenti (anziché 30). Cesare Damiano (Pd) è soddisfatto che «l'impianto della Camera non sia stato toccato». Spara ad alzo zero, ma per motivi opposti, anche Susanna Camusso, della Cgil. Il decreto lavoro viene «ulteriormente peggiorato», dando il via libera ad una maggiore precarizzazione. «Non è vero», le risponde a muso duro il sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba. Scettico Luigi Angeletti (Uil): «La politica non ha capito che la disoccupazione non si risolve con una legge».

Maurizio Gasparri (Fi), invece, non intende fare passi indietro. I senatori azzurri hanno confermato gli emendamenti «per la totale riduzione di tasse e oneri contributivi per le nuove assunzioni», un modo per mettere su carta la proposta-choc di Silvio Berlusconi.

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