L’inutile e il dilettevole

Sir Henry John Woodcock non dovrebbe esistere, nel senso che mediaticamente non dovremmo neppure conoscerlo: come capita a chi, sulla carta, abbia registrato perlopiù insuccessi professionali. Ma la carta era quella delle cancellerie, non quella dei giornali. Le sue inchieste più note sono state una collezione di incompetenze territoriali, nomi altisonanti assolti, ministri prosciolti, valanghe di richieste d'arresto ingiustificate, e poi archiviazioni, bocciature per il 70 per cento dei suoi ricorsi (198 contro 139) più 6 milioni e 400mila euro spesi per tre anni di intercettazioni.

Ma se Woodcock facesse anche condannare tutti, qual è la rilevanza sociale delle sue inchieste? Quali sono le priorità verso le quali la giustizia dovrebbe concentrare i suoi sforzi e i giornalisti la loro attenzione? Il letto di Aida Yespica? Le deviazioni stradali di Sircana? Che cosa invoca chi lamenta l'inefficacia della nostra giustizia, che cosa invocavano le manifestazioni milanesi di ieri l'altro? La giustizia dei Woodcock non è soltanto economicamente dispendiosa e fallimentare nei suoi esiti e devastante per la dignità dei coinvolti. È soprattutto irrilevante. Mentre nelle metropoli mancano uomini e risorse.

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