
A Bologna si sono inventati un nuovo presidio sul territorio e lo ha chiamato Laboratorio ginecologico popolare. Ne ha dato annuncio il Comune felsineo, sottolineando che "è stato ideato per rispondere ai bisogni delle fasce più fragili della popolazione, con particolare attenzione alle persone con bisogni di salute sessuale e riproduttiva". È quello che chiunque altro chiamerebbe "consultorio", ma che nel mondo della sinistra politicamente corretta diventa un laboratorio ginecologico che, proprio per questa regola, si rivolge a "donne e persone con capacità gestante". La definizione di "persone con capacità gestante" non può che saltare all'occhio e fa riferimento probabilmente ai transessuali, biologicamente donne ma che si identificano come uomini.
Viene anche specificato che questo "laboratorio" si rivolge anche a "giovani cosiddetti NEET, 'Not in Education, Employment or Training', persone con background migratorio", senza rendersi conto che più definizioni vengono date di un insieme, maggiore è la capacità escludente. Tutti i sottogruppi che sono stati menzioni potrebbero semplicemente essere raggruppati come "donne", perché un uomo non ha alcun motivo di rivolgersi a un ginecologo. Eppure, ancora una volta, a sinistra hanno preferito rincorrere un'apparente integrazione invece di farne una vera e coerente. I consultori, dopo tutto, ci sono sempre stati a Bologna e sono anche noti per essere un porto sicuro per le donne in difficoltà, qualunque sia la loro provenienza o background sociale.
"L'apertura arriva al termine di un percorso di progettazione partito alcuni mesi fa a seguito dell’assegnazione di un locale ACER Bologna - Azienda Casa dell'Emilia-Romagna da parte della Fondazione IU Rusconi Ghigi, mediante un avviso a evidenza pubblica", si legge ancora nel comunicato social el Comune di Bologna, per il quale all'inaugurazione è intervenuto l'assessore Matilde Madrid, spiegando che "questo spazio nasce dal basso, con pratiche di ascolto, di attivismo e autodeterminazione, di coinvolgimento della comunità professionale". Tutto ciò che fanno da decenni i consultori, nati in Italia con l'approvazione della Legge n. 405 del 29 luglio 1975, intitolata "Istituzione dei consultori familiari". Non è stato inventato nulla che già non esistesse a Bologna, ma gli è stato dato un nuovo nome per essere più "moderno".
Si tratta di un uno sportello che è nato nell'ambito del Laboratorio Salute Popolare gestito dal centro sociale Labas, che per anni ha occupato l’ex caserma Masini di via Orfeo, prima di vincere un bando per aggiudicarsi gli spazi dove tutt'ora esiste.