L'affondo dei falchi: "Diamo sostegno solo al nostro leader"

Bondi guida la pattuglia dei "lealissimi" a Berlusconi: al Senato in sei si sfilano dissociandosi dalla scelta unanime del gruppo

Intervento di Sandro Bondi in aula del Senato
Intervento di Sandro Bondi in aula del Senato

Roma - Fiducia. Ma la pancia del Pdl mugugna. E qualcuno proprio non ce la fa. Appassionato e intenso l'intervento di Bondi, berlusconiano duro e puro, accusato dai frondisti di essere un super falco. Il suo microfono vibra quando urla in Aula tutto il suo sdegno: «Questo governo è nato per raggiungere due obiettivi fondamentali: in primo luogo (non userò la parola pacificazione, che a voi fa schifo, colleghi della sinistra), dirò che è nato per realizzare le condizioni di una democrazia normale, in cui vi fosse finalmente una legittimazione reciproca fra le forze politiche maggioritarie nel nostro Paese; in secondo luogo, per affrontare la grave crisi economica nella quale ci troviamo. Questo governo, lo dico a titolo personale, ha fallito su entrambi i problemi. Ha fallito su quella questione di cui non volete neanche sentir parlare, la pacificazione». A muso duro al premier: «Pacificazione per voi significa in realtà estromettere, eliminare dalla vita politica e da questo Parlamento il leader dei moderati italiani, quel leader che l'ha indicata a presiedere questo governo, onorevole Letta, e che lei ha dimenticato perfino di citare». Applausi a scena aperta. E ancora: «Questo governo è fallito il giorno dopo la sentenza della Cassazione e voi del Pd, lei, onorevole Letta, non solo non avete fatto nulla per affrontare un problema politico gigantesco, ma avete addirittura rifiutato e reso impraticabile perfino la possibilità di seguire ed applicare la legge». Quindi ecco la previsione: «Fallirete. Avete dato vita a un governicchio. Avete ottenuto un unico risultato: quello di spaccare il Pdl. Potete avere tutto, formare il governo, spaccare il nostro partito, cercare di estromettere Berlusconi dalla vita politica italiana, ma io personalmente, e credo tutti noi non assisteremo a questa umiliazione del nostro partito, di Berlusconi e dell'Italia!».
Certo che i falchi hanno perso sulla linea da tenere nei confronti del governo. Ma Berlusconi ha deciso che Letta deve proseguire. Si fa come dice lui. Poi arriva Nitto Palma. Doloroso: «Ero assolutamente disponibile a seguire la strada della responsabilità. Ho ascoltato il discorso del senatore Zanda e qui non c'è nessuna pacificazione. Quindi lascerò l'Aula». In molti annuiscono. E come Nitto Palma fanno Sandro Bondi, Manuela Repetti, Augusto Minzolini e Alessandra Mussolini. Vincenzo D'Anna, invece, vota proprio «no»: «Sentendo la pronta reazione di Zanda che rivendica una maggioranza delimitata, anche se non sono nessuno, non intendo offrire a Zanda il mio voto perché chi non mi vuole non mi merita».
Sono i lealissimi, come tanti altri che seguono la linea del Cavaliere ma vogliono specificare: «L'unico al quale io mi senta di esprimere fiducia, per riconoscenza personale e politica, è Berlusconi. Dunque, essendomi ieri impegnato a seguire le sue indicazioni su come procedere, oggi voterò sì». Idem Daniela Santanchè: «Voto la mia fiducia a Berlusconi non al governo Letta». Lei, sempre battagliera e che battibecca con Formigoni, resta nel mirino dei frondisti. Parla serena anche del partito che sta esplodendo: «I nuovi gruppi nel Pdl? Vedremo. Dirò le mie opinioni solo quando ci sarà un fatto». Chi non aspetta, invece, è Giancarlo Galan: «Oggi ho sofferto molto ma era un tradimento annunciato. Formano un gruppo clerico-confessionale con Alfano leader e i volti freschi di Giovanardi e Cicchitto. Auguri, prima o poi arriveranno le elezioni... Almeno ora sappiamo i nomi di chi tradisce e cerca di uccidere il Cavaliere».
Augusto Minzolini, invece, non si toglie dalla testa che l'operazione dei scissionisti era in cantiere da tempo: «Mi chiedo solo perché non l'hanno fatto un anno fa. Sarebbe stato più onesto e coerente nei confronti degli elettori».

Poi, graffia: «Se è difficile essere coerenti nell'arco di anno, vediamo se lo sono anche a distanza di pochi giorni, quando butteranno fuori Berlusconi dal Parlamento. Non mi sembra si siano discostati dalla linea garantista che hanno sempre condiviso in tutte le assemblee a cui hanno partecipato. O forse sono pronti a cambiare idea? Lo vedremo tra poco».

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