L'Agcom punisce il «Giornale» e grazia il «Corriere»

Sanzione doppiopesista. Sallusti: "Non abbiamo rivelato alcun sondaggio"

Milano - Se questa è giustizia. L'Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha sanzionato il Giornale per aver violato il divieto di diffusione dei sondaggi nei 15 giorni precedenti al voto, per il titolo pubblicato in prima pagina domenica scorsa, 17 febbraio: «Cosa dicono i sondaggi». Il consiglio ha ordinato all'editore di comunicare l'avvenuta violazione. E l'imposizione è stata rispettata. La cosa assurda, però, è che il consiglio, casualmente presieduto da Angelo M. Cardani, nominato da Monti, non abbia attribuito alcuna colpa al Corriere della Sera per un articolone analogo pubblicato lo stesso giorno in seconda pagina dal titolo «I leader alla battaglia dei sondaggi» firmato da Dino Martirano. L'esposto contro i due quotidiani erano partiti dal segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, che riguardo al Corriere rimarcava il fatto che «addirittura nel catenaccio, dopo il dileggio sulla sistematica elusione della normativa, inseriva la frase “Berlusconi e i numeri sul premier: è al 10%, non entra in Parlamento», rincarando «Da non crederci». Inoltre, «con una certa coerenza editoriale, il Corriere pubblicava un fondo di Angelo Panebianco in cui si criticava la normativa sui sondaggi, definita come “la farsa dei sondaggi proibiti”». Passando al Giornale, lo stesso Cesa scriveva nell'esposto che «la situazione non muta, se non per alcuni dettagli». I dettagli, tuttavia non sono di poco conto. Il Corriere nel suo pezzo snocciolava in chiaro numeri e percentuali, mentre il Giornale si limitava ad usare termini come «crolla», «fermo», «in crescita». Ma il primo è stato graziato e il Giornale condannato. Quando si dice il peso dell'informazione. «È una decisione vergognosa e indegna, presa da un'authority che dovrebbe essere indipendente e neutrale - commenta Alessandro Sallusti, direttore del Giornale -. Il Corriere ha pubblicato anche le percentuali ed è stato assolto, noi non abbiamo diffuso neanche un numero, limitandoci a fornire delle sensazioni, e siamo stati condannati. La spiegazione è probabilmente nel fatto che l'Agcom è guidata da un uomo designato da Monti. Ovviamente faremo ricorso».


Solo i commissari Antonio Preto e Antonio Martusciello hanno rimarcato la palese anomalia esprimendo voto contrario: «L'articolo del Giornale, così come quello del Corriere, non contiene alcun dato sulle intenzioni di voto né riporta alcun risultato».
La risposta a tutta questa farsa la fornisce, forse, lo stesso Cesa nel suo esposto: «Non fa prima l'autorità a stracciare la normativa sui sondaggi? Sarebbe sicuramente più dignitoso».

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