L'allarme di Berlusconi: attenzione ai veleni da campagna elettorale

L’ex premier preoccupato per il ritorno delle Procure punta il dito contro Pd e Udc: fanno di tutto per mettere il Pdl in crisi con Monti

L'allarme di Berlusconi:  attenzione ai veleni da campagna elettorale

Roma - Un pizzico preoccupato il Cavaliere inizia ad esserlo. Sia per le ultime mosse del governo, sia per il clima di questi giorni che «sembra quello di tre mesi fa». Ce l’ha con il ritorno sulla scena dell’inchieste giudiziarie, Berlusconi. Da quella che ha messo in ginocchio la Lega (che, secondo Euromedia, nelle ultime due settimane ha perso oltre tre punti percentuali), alla vicenda che sta investendo in queste ore Roberto Formigoni, fino al riaccendersi dei riflettori sia sul caso Ruby che su Valter Lavitola. Un clima, avrebbe confidato l’ex premier in privato, «da campagna elettorale».
Già, perché i contraccolpi più duri sono soprattutto sul fronte centrodestra. Con un Carroccio decisamente spuntato e un Pdl che - seppure in ripresa - vede messo in discussione quello che per anni è stato considerato un fiore all’occhiello: il governo della Lombardia. D’altra parte, in una riunione a porte chiuse di qualche giorno fa era stato lo stesso Angelino Alfano a chiedere che il partito fosse «compatto» nel difendere il governatore lombardo. «Al di là dei personalismi e di come la si possa pensare - aveva detto il segretario del Pdl - è attraverso la messa in crisi del modello Lombardia che la magistratura vuole aprire la breccia e mettere in crisi tutto il partito». Ed è questa la ragione per cui l’ex premier, pur comprendendo bene la presa di posizione «critica» di Mario Mantovani, avrebbe preferito che il coordinatore del Pdl lombardo fosse più prudente nei confronti di Formigoni, perché «non è questo il momento delle divisioni».
Il riaccendersi della miccia giudiziaria, insomma, lascia nel Cavaliere il dubbio che il quadro possa essere in movimento. Un timore sul quale pesano anche le ultime mosse dell’esecutivo che non potevano che portare il Pdl all’alzata di scudi che c’è stata ieri. Il pranzo tra Berlusconi e Mario Monti in programma domani a Palazzo Chigi, infatti, era in agenda già da qualche giorno ed è chiaro che sarebbe dovuta essere l’occasione per un giro d’orizzonte a largo raggio, compreso il capitolo frequenze tv. Era già scritto, quindi, che l’emendamento governativo al dl fiscale che cancella il beauty contest non andasse giù non solo al Pdl ma anche al Cavaliere. Un «grave pasticcio» di cui secondo i vertici di via dell’Umiltà sarebbe responsabile Corrado Passera d’accordo con Pier Luigi Bersani. «È inammissible che questo ministro faccia una mediazione successiva con il Pd su un emendamento così importante, senza avvertirci e rendersi conto della rilevanza dei cambiamenti intervenuti», attacca Paolo Romani. Anche se nel governo si dicono convinti che la posizione di Alfano sulla materia sia più morbida. Si vedrà.
Di certo c’è che Berlusconi resta convinto che sia Bersani che Pier Ferdinando Casini stiano «facendo di tutto» per frapporre ostacoli tra il Pdl e il governo nel tentativo di accendere l’ala più intransigente di via dell’Umiltà che non ha mai gradito l’appoggio a Monti. Secondo il Cavaliere, insomma, Pd e Udc starebbero facendo il possibile per creare l’incidente che faccia saltare il governo. Un’eventualità che all’ex premier invece non piace per nulla. Detto questo, Berlusconi si rende perfettamente conto che - per quanto possa essere «responsabile» l’atteggiamento del Pdl - è necessario puntare i piedi quanto meno sulla questione fiscale.

Quando arriverà la batosta dell’Imu, infatti, saranno i partiti che sostengono l’esecutivo a pagarne lo scotto davanti all’elettorato ed è dunque necessario fare il possibile per cercare di ridurre al minimo l’impatto. Ecco perché a via dell’Umiltà la linea resta quella di dire «no» ad eventuali nuove tasse su famiglie e imprese. A cominciare dall’aumento dell’Iva a settembre.

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