Cronache

L'altra Prato in Basilicata Sfruttati gli operai cinesi

Nel "distretto del salotto" migliaia di asiatici sottopagati cuciono divani. A un'azienda di Matera multa da 5 milioni

L'altra Prato in Basilicata Sfruttati gli operai cinesi

La Cina è dappertutto. E dall'Estremo Oriente al Meridione d'Italia il passo tutto sommato può anche essere breve. I riflettori adesso sono puntati sulla Basilicata, dove la Direzione territoriale del lavoro di Matera ha avviato un accertamento nei confronti della Consofa, società consortile a responsabilità limitata specializzata nella produzione dei salotti. Risultato: una multa da cinque milioni e 200mila euro, oltre all'obbligo di «cessazione del comportamento illecito» e di «regolarizzazione alle proprie dipendenze dei lavoratori impegnati». Una misura disposta al termine di una serie di sopralluoghi da cui è emerso che una dietro una fetta importante dell'economia tricolore può esserci un arcipelago di aziende con manodopera asiatica. L'allarme sul settore del salotto era stato sollevato per l'ennesima volta nei giorni scorsi dal re dei divani, Pasquale Natuzzi, che dopo il rogo di Prato in cui sono morti sette operai cinesi, ha scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lanciando un appello: «Non lasciateci soli».
La sanzione nei confronti di Consofa è scattata dopo i sopralluoghi e l'esame della documentazione recuperata nel giro di due anni e mezzo, dall'1 gennaio del 2010 al 30 giugno del 2012. Secondo gli ispettori l'organizzazione del lavoro sarebbe strutturata con diciassette imprese cinesi (solo una farebbe capo a soci italiani), di cui avrebbero fatto parte 763 persone per un totale di 75.497 ore contestate. Nel verbale si legge: «È stato accertato che la Consofa Scarl, in concreto, si occupa tra l'altro della produzione di mobili imbottiti senza però avere un vero e proprio reparto produttivo e senza avere alle proprie dipendenze maestranze con qualifiche tipiche della produzione». Nel verbale c'è un riferimento ai costi. «Il corrispettivo - è scritto - riconosciuto dalla committente Consofa per la realizzazione del mobile imbottito è commisurato a minuto di lavorazione. Esso varia - si precisa - tra gli importi di 0,2 e 0,26 euro. Per ogni modello commissionato - si aggiunge - i tempi di sua realizzazione sono predeterminati unilateralmente dal committente». Gli ispettori scrivono inoltre che la realizzazione del prodotto finito è stata remunerata «con un corrispettivo insufficiente ovvero incongruo rispetto anche al solo costo del lavoro per il periodo e per il settore di riferimento». Ma la Consofa respinge le accuse e ha già presentato ricorso contro il verbale. L'azienda precisa in una nota che, «pur rispettando il lavoro svolto degli organismi di controllo, ritiene che quanto emerso sia frutto di un'errata valutazione del rapporto contrattuale in essere tra la stessa Consofa e i suoi fornitori ed appaltatori. È fondamentale - prosegue il comunicato - ribadire che Consofa è un consorzio di aziende che opera nella legalità e nel pieno rispetto dei principi dell'etica del lavoro, come siamo certi di poter dimostrare nelle sedi opportune».
Intanto, è allarme attorno al distretto del salotto della Murgia, laboriose colline e valli tra Puglia e Basilicata, fiore all'occhiello di un Sud che produce, un'area che nel tempo è diventata una roccaforte dell'economia nazionale. Ma già tre anni fa proprio Natuzzi, che da Santeramo in Colle ha conquistato l'America con una multinazionale nota in tutto il mondo, non usò mezzi termini e disse che era in atto «un'invasione asiatica» spiegando che «anche in Puglia c'è la concorrenza produttiva cinese, un po' come Prato per il tessile». Era l'aprile del 2010. L'imprenditore, costretto a fronteggiare una crisi strutturale e a dichiarare prima dell'estate 1.726 esuberi, poi ridotti a 1.506, parlò anche alla commissione Bilancio della Camera snocciolando numeri che raccontano il fenomeno: «Tra l'Italia e la Cina - queste le sue parole - ci sono 34,6 punti percentuali di differenza in termini di costo».

E a distanza di anni, dopo la strage di Prato, Natuzzi è sceso ancora in campo scrivendo a Napolitano e ponendo una drammatica alternativa: «Delle due l'una: o vince la legalità - si legge nella lettera - e il sommerso soccombe, o vince il sommerso a scapito della legalità».

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