Un colonnello della Wehrmacht, un paninaro sanbabilino, il signore della porta accanto, quello che ti trovi al mattino ancora addormentato, anche lui con il sacchetto dell'immondizia in mano che si pone, proprio come te, la tragica domanda: quale sarà l'umido?
Indubbiamente un cast ben assortito per uno di quei reality che funziona se riesce a costruire uno psicodramma mettendo insieme figure contrastanti, del tipo prostituta e prete, professorino e coatto. Solo che qui si tratta del confronto tra i tre candidati per diventare segretario del partito erede dell'indimenticabile Partito comunista italiano.
Cuperlo, il colonnello della Wehrmacht, ha gli occhi di ghiaccio, capelli chiari perfettamente pettinati con la riga in parte e il ciuffo ben incollato sulla testa per lasciare libera la fronte. Da piccolo doveva essere molto simile a quei bellissimi bambini che, talvolta, si vedono nei film di repertorio sulla gioventù nazista. Assolutamente nessun riferimento politico: piuttosto una certa invidia per suo papà. L'immagine di Cuperlo insinua rispetto, la voce si fonde perfettamente con il suo aplomb e tradisce l'origine mitteleuropea del colonnello. Non sorride mai, gli capita solo una volta, e diventa uno qualunque.
Terribile il confronto con il paninaro Civati. Intanto di nome fa Pippo e ti viene in mente Mariotto: un destino politico modesto come il nome. Sguardo sbarazzino, capelli impertinenti, una barbetta accennata, di quelle molto alla moda, genere Raoul Bova, ma rossiccia, dettaglio che impreziosisce la faccia. Il giovanotto è molto spigliato, il corpo ondeggia, non ha la rigidità di quello del colonnello, fa delle battutine, ed è lui il primo - forse l'unico - a riderci sopra. Gli piace rompere gli schemi, ti aspetti che da un momento all'altro esclami: «Aoh che dici!», ma fino a questo punto non si sbilancia, e comunque ti mette a tuo agio, nessun rispetto reverenziale, anzi ti chiedi da dove sia saltato fuori: forse anche lui, come Alfano, faceva le fotocopie, e incominci a pensare che la fotocopiatrice sia diventata uno straordinario strumento per la carriera politica.
Il terzo del casting è quello con il sacchetto dell'immondizia in mano, compagno d'avventura delle mattine assonnate. Matteo Renzi non fa proprio niente per smentire quest'immagine, e con vera intelligenza sta molto attento a non confondersi con il colonnello della Wehrmacht e con il paninaro. Anche il suo abito è più dimesso rispetto a quello degli altri due che, certamente, un occhio di riguardo al look l'avevano prestato. Sembra appena uscito, tutto sudato, dal supermercato dopo aver spinto faticosamente un pesantissimo carrello della spesa stracolmo, riempito dalla moglie e dai tre figlioletti incuranti della spending review. È ovvio che sia il più amato dagli italiani: i mariti vedono in lui l'immagine del proprio quotidiano sacrificio famigliare; le mogli lo vorrebbero per marito: è così disponibile e mite; le suocere lo adorano perché sono convinte che lui non le morderà mai.
Ma i tre candidati alla segreteria del Pd parlano: e qui casca l'asino. Per un po' li guardi e ti diverti anche, perché le loro immagini così diverse, sono piacevoli e interessanti da osservare. Poi, però, non li guardi più, hai già capito come sono e ti tocca ascoltarli. Per un po' senti solo le voci, il tono, la cadenza, poi, però, fai attenzione a quello che dicono: è tutto uno sperare, un sognare, un progettare, un aver coraggio, giovani, valori, giustizia, amore e gay. Il colonnello della Wehrmacht finisce per non distinguersi più dal paninaro, e questi da quello con il sacchetto dell'immondizia al mattino.
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