La sinistra odia l’amnistia anche solo come ipotesi. Da quando? Da quando non le serve più e potrebbe invece essere utile a Silvio Berlusconi per liberarsi dalle grane giudiziarie, inclusa l’imminente galera o roba simile: arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali. L’ostilità dei compagni all’azzeramento di certi reati non è una questione di principio.Figurarsi. Se c’è qualcuno che in passato ha abusato dei colpi di spugna, questi sono proprio loro, comunisti ed eredi. Nel 1989, con la fattiva complicità dei democristiani di sinistra, essi si adoperarono con grande vigore per approvare una sanatoria che nel giro di cinque minuti cancellòtutte le porcherie commesse dalla nomenclatura rossa: una serie di reati concernenti le organizzazioni legate al Pci e alle cooperative, per non parlare dei rubli piovuti su Botteghe Oscure dall’Urss.
La storia, si sa, viene spesso accantonata, specialmente se fa comodo, ma rimane scritta. Invito a rileggersela tutti coloro che oggi si scandalizzano anche solo all’udire la parola «amnistia». Basta che pigino un tasto su Internet. Scopriranno che, non paghi della festa del perdono del 1989, i compagni ne organizzarono una seconda nel 1991, buona per depennare altri atti criminali sfuggiti alla misericordia del legislatore due anni prima. Sono fatti arcinoti a chi, alcuni lustri orsono, si occupava di politica, tranne che al mio amico Gad Lerner,il quale ieri sulla Repubblica si è lanciato in un’intemerata contro coloro che osano pensare alla suddetta amnistia come a una soluzione accettabile dei problemigravissimi - delle patrie galere, la cui popolazione vive peggio che nei «democratici » gulag tanto amati dai tifosi della dittatura del proletariato.
La proposta di essere clementi, ora, verso i detenuti pigiati nelle celle come sardine in spregio ai più elementari diritti umani, è stata avanzata da Marco Pannella e ha trovato l’appoggio del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, gente al di sopra di ogni sospetto. Ciò nonostante, fa ribrezzo non solo a Lerner, amico di quel Romano Prodi che dell’amnistia beneficiò per azzerare qualche peccatuccio, ma anche alla massa di sedicenti progressisti ormai asserviti al giustizialismo più vieto, e dimentichi perfino dell’operazione di Palmiro Togliatti tesa a obliterare condanne d’ogni specie emesse per punire delitti perpetrati in «zona» fascista.
Per quale motivo i compagnucci osteggiano l’iniziativa meritoria del leader radicale e dell’ex prefetto cooptata nel governo? Sentite il loro ragionamento. È vero che i carcerati subiscono torture criminali nelle prigioni di Stato, talché esso stesso si macchia quotidianamente di intollerabili infamità, tuttavia un’amnistia,sacrosanta onde ripristinare la legalità dietro le sbarre, non è praticabile in quanto finirebbe per favorire il Cavaliere.
Effettivamente un provvedimento del genere, che interessa almeno 30mila carcerati e che solleverebbe la magistratura dall’obbligo di celebrare un milioncino di processi arretrati, mettendola quindi in condizione di lavorare su imputati di maggiore pericolosità sociale, agevolerebbe anche Berlusconi. Non sia mai. Piuttosto che dare una mano, indirettamente, a costui, è preferibile per gli ex pci sacrificare tutti gli altri disgraziati e lasciarli marcire in topaie impropriamente definite stabilimenti di pena.
Capito, i progressisti illuminati? Pur di evitare il rischio che l’ex premier rimanga a piede libero, bloccano una legge essenziale per ridare dignità umana a 30mila detenuti trattati colpevolmente dallo Stato quali polli d’allevamento. Altro che legge ad personam. Questo è menefreghismo contra personas, migliaia e migliaia, che pagano sulla loro pelle l’infingardaggine di politici dalla coscienza dormiente. Ciò dimostra che la sinistra non dà peso agli affanni di chi patisce in cella sofferenze supplementari rispetto a quelle previste dal codice; le preme soltanto che Berlusconi sparisca dalla circolazione.
Come e con quali conseguenze per il sistema carcerario più sgangherato del mondo, non le importa.
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