La frana non si decide a franare. Un po' accelera un po' rallenta, qualche ora si blocca poi riparte. Da due settimane, senza trovar l'abbrivio. E così a Courmayeur gli occhi di tutti restano puntati sul versante nord occidentale del Monte La Saxe. In attesa che il «destino» si compia.
«Aspettiamo che accada con tranquillità e che la natura faccia al più presto il suo corso», dice il sindaco Fabrizia Derriard. «Al momento la situazione è stazionaria e monitorata continuamente». Lungo la statale 26 che porta al Traforo del Monte Bianco, la circolazione va a singhiozzo, più volte sospesa a causa del pericolo (domenica è stato chiuso una ventina di minuti anche il tunnel), altre volte rallentata dai troppi curiosi che si fermano con le auto per scattare foto. Un «ricordo» per un pezzo di montagna che sparirà.
Dopo il freddo della notte tra domenica e lunedì che aveva bloccato lo smottamento, ieri col rialzo termico terra e massi hanno ricominciato a muoversi. Resta da capire esattamente quanto potrà essere vasta l'area interessata. Si parla di 400mila metri cubi di detriti pronti a piombare sulla valle.
«La frana - rassicura il sindaco - interessa una porzione limitata di territorio. La preoccupazione è che si generalizzi e ci sia un impatto sulle attività economiche». Gli 80 residenti della frazione La Palud sono stati evacuati da giorni, le attività nelle zone a rischio chiuse e le prenotazioni degli alberghi situati in zona sono state dirottate su altre strutture. «Chi viene a Courmayeur non può entrare in quella porzione di territorio - chiarisce ancora la borgomastro - quindi nessuno corre pericoli».
Geologi, forze dell'ordine, uomini della Protezione civile ed esperti dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (gli stessi che hanno «sorvegliato i movimenti della Costa Concordia) lavorano 24 ore su ventiquattro. «Il problema principale al momento - dicono- è l'eventuale effetto diga che si potrebbe creare visto che ai piedi del monte scorre la Dora di Ferret e le pietre rischiano di bloccare il flusso dell'acqua».
La Protezione civile, che coordina le operazioni di monitoraggio e assistenza, sta utilizzando sei telecamere per controllare la frana oltre a un drone munito di video, quattro torri-faro per intervenire in caso di interruzione delle linee elettriche e quattro idrovore a monte della zona del previsto collasso per la gestione post evento dell'eventuale effetto diga. Confermato per oggi l'arrivo del capo della Protezione civile Franco Gabrielli che incontrerà i vertici della Regione e Franco Rocco, il commissario per l'emergenza di La Saxe.
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