L'APOCALISSE DI TARANTO

RomaL'Ilva deve ripartire. Subito. Ma come si farà a garantire occupazione e tutela della salute nel rispetto delle decisioni dei magistrati? L'Italia non può permettersi davanti agli occhi del mondo di fallire a Taranto e dunque il premier, Mario Monti, annuncia che oggi in consiglio dei ministri tirerà fuori dal cappello la soluzione alla drammatica situazione dell'Ilva. O almeno così ha promesso ieri all'affollatissimo tavolo di lavoro, convocato a Palazzo Chigi, intorno al quale erano seduti oltre a sindacati e amministratori locali anche i rappresentanti dell'azienda e quattro ministri. Monti si è mostrato ottimista di fronte ad una situazione già molto complessa e due giorni fa tragicamente aggravata dalla tromba d'aria. «Dal male spesso nasce il bene -dice Monti-e non è irrealistico sperare in un clima di fiducia. Il decreto si farà carico di garantire controlli seri e rigorosi e guarderà con attenzione alle decisioni dei magistrati». E poi avverte: «La chiusura dello stabilimento potrebbe comportare un impatto negativo sull'economia di 8 miliardi annui».
Il decreto partirà dall'Aia (Autorizzazione ambientale integrata) che prevede interventi di bonifica sugli altoforni e i parchi minerali. Il dl, spiegano da Palazzo Chigi, consentirà «il rafforzamento delle garanzie di realizzazione dei principi dell'Aia e la terzietà del meccanismo di controllo». In sostanza col provvedimento si superano le decisioni della magistratura, si dissequestra la fabbrica, autorizzandola a proseguire l'attività per i 24 mesi necessari ad adeguare le strutture alle prescrizioni. La soluzione per superare gli ostacoli sarà la nomina di un commissario ad hoc, un garante esterno, che dovrà vigilare sull'attuazione del piano ambientale. Sarà nominato di concerto dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, e da quello dello Sviluppo Economico, Corrado Passera ma agirà in piena autonomia. Chi sarà il garante? Tra le ipotesi si fa il nome di Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile. Accanto alla bonifica degli impianti partirà anche il piano di monitoraggio della salute dell'area. Verrà costruito un Osservatorio e varato un progetto salute per Taranto. Tutti convinti dalle rassicurazioni di Monti? Tra i sindacati la Cisl si dice soddisfatta e punta molto sulla figura del commissario-garante. Il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, si augura che il decreto sia risolutivo. «Se Taranto chiude il destino degli altri è segnato -dice Ferrante- Genova può continuare a vivere al massimo per una settimana. Novi Ligure per due. Racconigi per tre». Insomma 20.000 posti di lavoro a rischio. Fuori da Palazzo Chigi centinaia di lavoratori dello stabilimento tarantino, hanno gridato: «Politici siete dei parassiti».

Centinaia di lavoratori anche nelle piazze di Genova, dove un operaio è rimasto ferito durante i tafferugli con la polizia. Passera, insiste sulla necessità di agire subito. «Si rischia il blocco della filiera si sta parlando di diversi miliardi».

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