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Lasagne «al cavallo» anche in Italia Ministero sotto accusa

Lasagne «al cavallo» anche in Italia Ministero sotto accusa

RomaMangiare menzogne, condite con farmaci, steroidi e ormoni. I consumatori europei troppo spesso si trovano al centro di frodi alimentari e si scoprono a mangiare carne di cavallo pensando sia manzo.
L'«horsegate», che dilaga in tutta Europa, non risparmia il Belpaese. Ieri la Nestlé ha ritirato da negozi e supermercati italiani e spagnoli i ravioli e i tortellini surgelati della Buitoni al manzo, mentre le lasagne «alla salsa bolognese» prodotte dal marchio francese Gourmandes sono sparite dagli scaffali in Francia e Portogallo. Il colosso alimentare ha preso questa decisione dopo il ritrovamento in questi prodotti di tracce di Dna equino pari all'1, specificato che si tratta solo di precauzioni, ma non esistono problemi di sicurezza alimentare.
Ieri, intanto, i carabinieri del Nas hanno ispezionato la sede di Milano della multinazionale e lo stabilimento di Moretta (CN) per accertare la tracciabilità, le procedure di autocontrollo e il rispetto degli obblighi relativi al ritiro dei prodotti annunciato dall'azienda. È accertato che non è la carne di cavallo in sè che fa male, ma quello che può contenere in caso provenga da animali non controllati, magari vecchi cavalli da corsa imbottiti di steroidi, ormoni e farmaci. Con la macellazione anche queste sostanze finirebbero dritte nel piatto insieme alla carne.
L'Italia si era mostrata contraria quando il dilagare dello scandalo della carne equina in hamburger e lasagne aveva spinto l'Unione Europa a scendere in campo e approvare una raffica di test sul manzo per verificarne la composizione. Ora, però, il Ministero della Salute torna sui suoi passi. «Allora l'Italia ha solo fatto presente - spiega il ministero - che il provvedimento dell'UE era insufficiente in termini di sicurezza, poiché prevedeva controlli a valle mentre è necessario rendere più efficace il sistema di tracciabilità della carne equina, come avviene per la carne bovina». Già, è più che mai necessario sapere da dove questa proviene e il percorso che fa. Altrimenti si rischia grosso, come evidenzia la Coldiretti secondo la quale in Italia nel 2012 sarebbero stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo senza che fosse indicata la provenienza. Non a caso il nostro paese è il principale consumatore di carne di cavallo, quasi bandita in altre nazioni.
Il prossimo 15 aprile gli stati dell'Ue dovranno presentare un primo rapporto sui controlli effettuati su carne equina e manzo, come chiesto da Bruxelles. La durata dei test sarà un mese, prorogabile di altri due, e gli accertamenti verranno finanziati al 75 per cento dall'Unione Europea. Lo scopo è verificare che i prodotti etichettati a base di manzo non contengano in modo fraudolento cavallo. Un altro accertamento verrà compiuto per individuare l'eventuale presenza nella carne di cavallo del fenilbutazone, un anti-infiammatorio nocivo per l'uomo. «Per spezzare questo sistema le aziende devono fare verifiche a campione a monte - sottolinea Pietro Giordano, segretario Adiconsum - perché il controllo ex-post non basta». Coldiretti sottolinea che siamo costretti ad assistere a uno scandalo alimentare l'anno: mucca pazza, aviaria, latte cinese alla melamina, tedesco alla diossina e batterio killer. «Il ritardo dell'Ue nell'adottare misure di trasparenza - spiega l'associazione - ha favorito il moltiplicarsi degli allarmi a tavola.

La globalizzazione dei mercati, cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità e trasparenza che ha legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare merce qualsiasi, con situazioni che rischiano di provocare effetti drammatici».

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