L'assemblea 5 Stelle che sembra X Factor

L’assemblea dei parlamentari trasmessa in streaming sembra un rosario Innocua e banale, con qualche briciola di ironia. Ma manca il sacro fuoco

Ormai il grillismo è diventato (anche) un genere letterario giornalistico: c'è chi li guarda e li descrive prendendoli per i fondelli e chi già li esalta come i meravigliosi nuovi barbari che porteranno la vera democrazia. E allora con animo laico ed equanime abbiamo passato una mezza giornata sullo streaming e su Sky a guardare questa assemblea, a cercare di capire la nobiltà, la diversità. La meraviglia o piuttosto l'orrore. Confesso: non ho provato nulla. Certo non ho visto nulla di rivoluzionario, dopo aver passato anni nelle assemblee di fuoco degli anni che furono. Questi sembravano all'inizio un po' gli alcolisti anonimi. Tipo: Sono Gianni. Ciao Gianni. Sono Gianni e sono sobrio da tre mesi. Raccontaci la tua storia. Ma di storie non se ne sono sentite. Briciole di umorismo, ironia, distacco allegro, zero. Un rosario. C'era questo Vito Crimi che sarà capogruppo al Senato per soli tre mesi e che sembra una persona sensata che parla al dopolavoro con bocciofila. Ripete con ossessione che qui, ragazzi, non stiamo decidendo nulla, qui si ascoltano tesi diverse, poi si fa la sintesi che rappresenta tutti e si va avanti. Tesi e antitesi, con sintesi finale. Hegel si gira nella tomba. Neanche una mozione per il copyright.
Nello streaming non si capiva quasi un accidente di quel che dicevano i tizi che si alzavano e parlavano senza microfono facendo un rumore lontano come di mare sui ciottoli. Uno dice: «Scusa, ma io... Eppure noi... Ma anche... Oppure no?». E Crimi ripete per un buon quarto d'ora che quella era una buona domanda, talmente buona da non consentire una risposta, io meno che mai posso darne una perché io non sono nessuno e le risposte devono venir fuori con un confronto di idee diverse e bla bla bla. Poi si sente una voce femminile dal fondo e non si percepiscono che frammenti inutili. Stessa risposta prolissa per dire che nessuno sa qual è la risposta perché la risposta non è una mela che cade dall'albero ma il frutto fecondo, una ibridazione di parole e concetti diversi, magari sentirne uno, sarebbe anche una soddisfazione.
Però già si vedono quelli che sono più peperini, scattanti e furbetti e che faranno carriera. Inevitabile il ricordo della Fattoria degli animali di Orwell. Tutto cominciò così: siamo tutti uguali, ugualissimi, talmente uguali che più uguali non si può e nella maniera assoluta alcuno può permettersi di assumere atteggiamenti da leader. Ed ecco allora, nel racconto di Orwell, che fra tutti gli animali in assemblea sovietica, si alza un maiale e dice che non si potrebbe essere più d'accordo sull'uguaglianza radicale e totale. Anzi, disse, noi maiali siamo talmente convinti che fra gli uguali possiamo con orgoglio dire di essere più uguali degli altri. La fine è nota: i maiali «più uguali degli altri» prendono il potere e in nome dell'uguaglianza instaurano la solita dittatura che inevitabilmente segue l'era dei consigli, di fabbrica, dei soviet, della rivoluzione cubana o francese. Ovunque si vada a vellicare il pancino dell'egualitarismo di base, prima o poi spuntano i delegati più delegati degli altri ed infatti ieri gli sveltini e le sveltone non mancavano, distaccandosi dalla massa più docile. Vedi già i caratteri dei deputati che saranno, vedi i tratti somatici e c'è ovviamente un campionario della varia umanità, colta - questa la mia impressione - nella sua più piatta uniforme banalità. A me, lo confesso, piacciono tutti i movimenti rivoluzionari guidati da un'idea, una follia, un sogno, un'invenzione, persino un incubo. Ma qui, nel grillismo parlamentare si sbadiglia. Una volta che hai colto il messaggio grilliano puro, veicolato dal blablabla che ognuno ripete come nelle sette, che resta? L'idea, puramente demenziale, di un Parlamento che si mette a legiferare da solo, come se per fare le leggi non si dovesse passare attraverso l'erpice d'acciaio delle regole, della prima commissione Affari costituzionali, dei calendari decisi dai capigruppo, e con i tempi minuscoli per i singoli deputati che vogliono aprire bocca. Forse i bravi ragazzi che non sono barbari ignorano che in Parlamento tutto si fa meno che parlare, perché le regole sono infernali. Certo, potrebbero disfare le regole, ma occorre prima integrarsi e fare le riforme dei regolamenti. Campa cavallo, cari ragazzi. Non avete idea del pasticcio in cui vi siete ficcati senza sapere e senza aver studiato.
Ed è su questa griglia che la graticola dei nuovi eletti dovrà saltare e scoprire che la democrazia diretta assembleare non è possibile perché non è stata volutamente prevista dai famosi Padri fondatori che, scendendo dalla Mayflower della Resistenza, non vollero saperne di dare al popolo le armi del popolo, ma fecero in modo che i grandi partiti comandassero. Tornando all'assemblea, ciò che a mio parere di osservatore salta agli occhi è la totale mancanza di sorriso, di distacco intelligente, persino di senso del comico. Plumbei e arrovellati, lontani dalla realtà, esprimono talvolta dei rumori per simulare l'ira, lo sdegno degli indignados, la maschera ormai carnevalesca degli Occupy Wall Street. La moda li assedia e per quel che si è sentito - poco - è mancato qualsiasi accenno di volo alto, perché per il momento è vietato formulare qualsiasi idea che non sia frutto di una discussione chiusa. I due primi capigruppo ci sono sembrati un bel po' tristi, ripetitivi e assai poco comunicativi. E l'assemblea dei parlamentari ci è sembrata innocua e banalissima, mancava qualsiasi forma di sacro fuoco, non si è sentito nulla di accattivante, lasciamo stare esaltante.
E dunque, da questo approccio con gli eletti di questo nuovo popolo eletto si esce storditi e delusi, ma anche irritati. Questo sarebbe l'equipaggio dei salvatori della democrazia? Francamente, uno sbadiglio li seppellirà.

segue a pagina 7

di Paolo Guzzanti

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica