Il Forestiero vince il duello nel saloon

Il leader Pdl seguito come lo straniero nei locali del Far West. Clima guardingo fino al match finale

Il Forestiero vince il duello nel saloon

Il Forestiero è entrato nel Saloon squadrato da mille occhi taglienti. Foderi caldi e mani nervose. Ghigni trattenuti. Tensione a livelli di guardia e sparatoria a pelo di grilletto. Ma il conduttore è rispettoso e incline alla collaborazione. Berlusconi chez Santoro vent'anni dopo la discesa in campo è il sipario su un'epoca. Titoli di coda sulla Seconda Repubblica. Inizierà la Terza? La risposta volerà nel vento fino al 25 febbraio. Poi... Intanto oggi si quantifica il boom di La7. Un bel regalo del Cavaliere all'antagonista di sempre. Che, dopo lo scontro tra titani, potrebbe addirittura ritirarsi a vita privata. «Scontro tra Titani», il film, andava in onda su Italia 1. Anche qui cast stellare e effetti speciali, ma zero colpi di scena. «Servizio pubblico» invece è roba vera. «Ma noi Granada, paese di mille toreri, l'abbiamo abbandonata», aveva detto Santoro in apertura. Non abbiamo la vocazione perenne alle corride. Non c'è un torero che deve infilzare il toro per conto degli italiani. Niente Granada e niente corride dunque. Forse nemmeno il Saloon, stavolta. Tra questi tubi innocenti c'è una piazza che non è la piazza di Granada o di Vienna, dice Santoro. Ma c'è la piazza che vuole costruire una convivenza civile vera, anche dura, perché «chisto è Paese co' tutte 'e parole. So' doce o so' amare. Ma so' sempre parole d'amore». Insomma, Santoro dice anche lui «l'Italia è il Paese che amo». Come il Berlusconi del '94 che aveva i capelli folti e la rivoluzione liberale in testa. Che ne è di quella promessa, chiede Santoro. Vent'anni dopo gli operai di Lumezzane, orfani di quel sogno, non voteranno più il Cavaliere. Va in scena la grande delusione. Il benessere mancato. Il burrone della povertà.

Nel Saloon, Santoro schiera i volti femminili di Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna. Volti puntuti, ma gradevoli. Si poteva accorgersi prima della crisi incombente, è il rimprovero. Ma Berlusconi è a suo agio. La tranquillità del Forestiero scavalca gli sguardi taglienti. Non chiederà scusa agli italiani per «i suoi ristoranti pieni?», gli chiedono i mastini mascherati. Ma il Forestiero non indietreggia. Allora la situazione era così. La crisi è precipitata dopo. È una crisi internazionale contrastata male dal governo dei tecnici. È stata una tempesta perfetta. «Se ci metti Monti», concorda e rincara Santoro, «diventa il diluvio universale». Il Forestiero e il Capo del Saloon concordano. Il duello è sulle omissioni dell'ex premier. Su tutto quello che avrebbe potuto fare e dire in vent'anni. Ma invece non ha fatto o detto forse perché non poteva. Pur avendo una maggioranza enorme. Non farà mica il colpo di Stato, spara Santoro. Ha fatto l'università o le scuole serali, lo fulmina Berlusconi. Ma è un gioco, quasi uno show. Siamo a «Zelig»? Lei è molto più Zelig di me. Meglio far entrare Travaglio, altrimenti ci annoiamo e il Forestiero rischia di divertire troppo i cowboys.

Il pistolero rotea il tamburo della colt e fa fuoco su escort, bunga bunga e appoggio all'Imu di Monti. È una raffica. Berlusconi si rintana sul Paese ingovernabile, lo scarso potere del premier, il complotto del comunismo. Ma si riprende in fretta. «Travaglio lo lasci qui di fronte che gli rispondo guardandolo in faccia». La bomba la innesca un Tremonti di repertorio, svelando il complotto europeo.

Ma è «un'interpretazione che si figura lui». La Costamagna e la Innocenzi rigirano le scartoffie tra le mani. Meglio buttarla in satira. E in uno scambio epistolare tra il Pistolero e il Forestiero. Per le accuse finali in tema di giustizia. Tutto già visto.

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