Ditegli che è brutto. Ditele che non è carina. Sono vostro figlio e vostra figlia, e vi sembrano meravigliosi? Non importa. Non lasciatevi sfuggire complimenti così superficiali, non osate dire loro che sono belli. Bambini belli, poi. Che orrore. E non lamentatevi, per dire, di un brufolo che vi è comparso sulla faccia o della tenuta dei vostri tessuti muscolari. Tutto questo, che può sembrare vita quotidiana e normale, è banalità, ma banalità del male per citare non Hannah Arendt, bensì il sottosegretario inglese alle Pari opportunità, Jo Swinson. Una signora che non ha figli ma che sa benissimo come insegnare agli altri a educare i propri, tanto da condurre una battaglia contro gli apprezzamenti «estetici». Perché secondo Swinson, da grandi, questi bambini elogiati perché belli potrebbero avere problemi seri di autostima).
Swinson dice che l'immagine è un «falso mito» (contro cui lei stessa si batte da anni, e chissà che cosa c'è dietro, nella sua infanzia, a un accanimento tale sull'argomento) e che non va posta «al centro di tutto». Invece mamme e papà. I genitori sbagliano, è logico. Gli educatori, anzi i metodi educativi tentano di salvarli, ma il guaio principale è uno: che anche i metodi cambiano, le ricette non sono mai le stesse, un anno devi dire «sì» altrimenti lo traumatizzi, l'anno dopo devi dire «no» altrimenti diventa un tiranno; poi devi fargli i complimenti, ma poi non devi esagerare altrimenti all'impatto con la dura realtà; se piange e non dorme devi lasciarlo urlare anche se lo sente tutto il palazzo e il giorno dopo la vicina ti guarda come fossi un'orchessa, ma poi no, questi sono sistemi inumani, molto meglio cullarlo e fargli sentire l'affetto; se poi si sdraia sul pavimento di un negozio e fa i capricci? Beh, quello non sarebbe dovuto succedere, è chiaro: l'hai cresciuto male, l'avete cresciuto male, fatevi delle domande. E il peggio è che voi ve le eravate anche poste, quelle domande: ma avete trovato un po' troppe risposte, e non sempre la varietà è un bene così prezioso. È come con le diete, una dopo l'altra, sembrano tutte perfette ma alla fine devi continuare a seguirne sempre una nuova, e anche quella più convincente aveva qualche difetto, ma non bisogna preoccuparsi: arriverà qualcuno a proporne una migliore.
Gli esperti la fanno facile, Kathryn Mewes, per esempio, la «supertata» d'Inghilterra che si fa pagare cinquecento sterline al giorno, col suo metodo sostiene che «Bastano tre giorni» - tre - per rimettere in sesto abitudini sbagliate, dal cibo al sonno, fino al pannolino (e uno, anche se è rimasto scottato da altri cinque o sei sistemi infallibili, inevitabilmente pensa: magari). Quando leggi il suo libro niente fa una grinza e tutto suona molto ragionevole, anzi ti chiedi che cosa ci sia di così straordinario, cioè è lo stesso che hai sempre tentato di fare anche tu, poi chissà dove la faccenda si è complicata. Giovanni Bollea, un neuropsichiatra che voleva bene ai genitori, a un certo punto ha scritto un libro: Le madri non sbagliano mai. Per consolarle, certo.
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