L'effetto Draghi arriva in ritardo Ma per Monti è una sconfitta

Euforia in Borsa , resta il veto della Bundesbank: lo scudo antispread scatta solo assieme alle riforme. Sì alla fiducia sul decreto sviluppo, ma S&P boccia il Paese: "Ci sarà una recessione lunga e profonda"

L'effetto Draghi arriva in ritardo Ma per Monti è una sconfitta

I mercati ci ripensano e festeggiano in ritardo la Bce e, dicono i maligni, anche la messa all'angolo dei falchi tedeschi. È vero, giovedì Mario Draghi è stato deludente, ma la strada tracciata sulla guidance, passata senza il voto di Jens Weidmann, membro tedesco del board, falco con posizioni ancora più rigide rispetto a quelle del governo di Berlino, ha convinto gli investitori che forse la strada intrapresa è quella giusta.

Le Borse europee che giovedì avevano chiuso tutte in rosso, ieri hanno messo a segno guadagni superiori alle perdite del giorno prima. Dal -4,64% di Milano si è passati a un più 6,34%. Dal -5,16% registrato due giorni fa a Madrid al +5,58% di ieri. Persino la Borsa di Francoforte ha accolto con favore le decisioni che non convincono la Bundesbank chiudendo con un più 3,9%. Hanno pesato anche i dati sull'occupazione negli Usa migliori rispetto alle previsioni, ma l'inversione di tendenza è stata interpretata in tutta Europa come l'effetto di una lettura più attenta della ricetta anti spread di Francoforte, capace, secondo gli operatori, di invertire la spirale negativa.

Bene anche lo spread dei Btp è sceso da 500 a 460 e quello dei bonos spagnoli, passato da 585 a 535 sotto la soglia psicologica del rendimento del 7%. La sensazione fra gli operatori è che la strada sia oramai segnata e che Draghi sia riuscito a blindare il percorso grazie a un compromesso con i falchi della Buba. I tedeschi hanno ottenuto che gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario siano condizionati alle riforme e che i Paesi beneficiari si debbano sottoporre alla sorveglianza di Bruxelles e Francoforte. Niente automatismo, quindi. In cambio la banca centrale tedesca ha concesso interventi non più limitati, né temporanei.

I mercati sono rassicurati sull'efficacia degli strumenti a disposizione della Bce . Tra gli scontenti ci dovrebbe essere l'Italia, visto a noi serviva proprio un automatismo che non ci mettesse sullo stesso piano di Grecia e Spagna (il nostro problema in questo momento è solo il pagamento degli interessi sul debito). Il premier Mario Monti aveva puntato tutto su un automatismo che non c'è. Ma il compromesso è un risultato accettabile anche per Palazzo Chigi. Soprattutto ieri che gli spread sono calati, mentre solo in tarda serata Standard & Poor's ha tagliato il rating di 15 istituzioni finanziare italiane.

Ogni progresso è ritenuto utile in questo momento, anche perché - ha osservato ieri il Fondo monetario internazionale - fino a oggi l'Europa non ha fatto abbastanza per fermare il contagio. Valutazione contenuta in un documento del Fmi dove si valutano le politiche di Stati Uniti, Cina, Eurozona, Giappone e Gran Bretagna. Proprio nel Vecchio continente serve «un cambiamento della politica del gioco» per fermare l'espansione della crisi dei debiti sovrani, che rischia di dilagare.
Del piano Draghi mancano ancora i dettagli. Particolarmente interessato a conoscerli, il premier spagnolo Mariano Rajoy che ieri ha, per la prima volta, detto di essere disposto a chiedere l'aiuto europeo, ma solo quando saranno chiare le condizioni.
Sul fronte italiano ieri al Senato è stato approvato definitivamente il decreto Sviluppo, con misure per l'occupazione e l'innovazione e infrastrutture. Poche le risorse messe in campo per lo sviluppo. Giovedì il ministro dello Sviluppo Corrado Passera si è premurato di spiegare che seguirà un altro pacchetto di misure.

Ieri doveva essere anche la giornata dei soldi per sciogliere il nodo dell'Ilva. E il comunicato del Consiglio dei ministri ha effettivamente annunciato l'approvazione di un decreto che garantirà tempi certi per «l'avvio immediato delle bonifiche nelle aree inquinate» nel sito di Taranto. Le risorse previste «sono 336 milioni di euro», ha ricordato Corrado Clini. Il fatto è che il ministro dell'Ambiente sperava di fare approvare un provvedimento che stanziasse immediatamente una parte dei soldi. E alla vigilia del Consiglio dei ministri era circolata anche una cifra: 50 milioni. A opporsi è stato il ministero dell'Economia e lo stanziamento vero e proprio slitta a data da destinarsi.

Per l'area dell'acciaieria ci sono poi le risorse del Cipe, che ieri ha deliberato interventi di manutenzione straordinaria e risanamento ambientale per il quartiere di

Tamburi. Il comitato ha anche sbloccato la copertura del debito sanitario della Regione Siciliana (oltre 343 milioni), facendo infuriare il governatore della Lombardia Roberto Formigoni: «È una sassata alle regioni virtuose».

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