
La seconda questione, quella meno nota, riguarda il caso di Dorina Bianchi, trottola parlamentare nata col Ccd poi Udc, quindi Margherita, poi Pd, poi di nuovo Udc, alla fine Pdl e - ultimo suo approdo - Nuovo centrodestra. Alle elezioni del febbraio del 2013 viene eletta con il Pdl, numero tre nella lista, circoscrizione della Calabria. Elezione con brivido perché il 22 gennaio si dimentica di consegnare l'autocertificazione con cui si dichiara che non sussistono motivi di incandidabilità. Un vizio di forma, posto che nessuno ha mai messo in discussione la sostanziale limpidezza della parlamentare. Ma le regole sono regole e l'ufficio centrale circoscrizionale, pertanto, cancella il suo nome dalla lista. Non è in regola, manca un documento. Alfano va su tutte le furie e minaccia: «Una grave menomazione per il Pdl; ma siamo fiduciosi che nelle prossime ore la giustizia restituirà al Pdl la propria forza». La diretta interessata trema, il giorno successivo l'esclusione chiede di riesaminare il suo caso e vince: ok, revoca della cancellazione. In fondo la parlamentare è limpida come l'acqua fresca. Piange, però, Nino Foti: ex parlamentare, berlusconiano di ferro, candidato numero cinque nella stessa lista, che sarebbe entrato a Montecitorio se la Bianchi fosse decaduta. Foti fa ricorso e denuncia: è stata violata la legge Severino nella parte in cui si dice che «l'accertamento dell'incandidabilità è svolto, in occasione della presentazione delle liste dei candidati entro il termine per la loro ammissione sulla base delle dichiarazioni sostitutive attestanti l'insussistenza della condizione di incandidabilità» (art.2); è stata inoltre violata la circolare del ministero degli Interni del 2013 recante «Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature» all'art. 22. L'ufficio centrale circoscrizionale di Catanzaro fa spallucce e gira la patata bollente alla giunta per le elezioni di Montecitorio: se ne occupino loro.
Il delicato «file» arriva alla Camera meno di due settimane fa. Relatrice è la grillina Mara Mucci che ammette come il ricorso di Foti sia ricevibile e che la materia sia particolarmente complessa. Tuttavia propone di salvare la Bianchi. I due forzisti in giunta, Ignazio Abrignani e Gregorio Fontana chiedono invece di rinviare qualsiasi decisione al fine di approfondire aspetti giuridici che rimangono estremamente controversi. Il fatto che Dorina Bianchi sia oggettivamente candidabile sana il vizio di forma della mancata autodichiarazione? E poi: chi deve decidere, la giunta stessa o gli uffici centrali circoscrizionali? Insomma, un rebus. Foti, visto come la sinistra s'è dimostrata inflessibile nel giudicare Berlusconi, è convinto, nel merito, di avere buone chances per rientrare a Montecitorio. Ma sbaglia: Giuseppe Lauricella (Pd), Martina Nardi (Sel) e Adriana Galgano (Scelta civica) mostrano il pollice verso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.